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Un re diverso

Il Signore è il vero Dio, egli è il Dio vivente, e il re eterno
Geremia 10, 10

Il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna
I Timoteo 6, 15-16

Il miglior sermone che ricordo sul tema della regalità di Dio l’ho sentito predicare e mettere in scena dai bambini e ragazzi di una scuola domenicale. Si avvicinava Natale, e il Consiglio di chiesa aveva proposto alla scuola domenicale di animare il culto. Noi monitori e monitrici avevamo soltanto imbastito il tema, presentando alcune figure di re dal mondo dei cartoni animati, che i ragazzi conoscevano benissimo. Il resto l’hanno fatto loro, con le loro domande e osservazioni. C’era il re leone, coraggioso e giusto, impegnato nel rivendicare il trono rubato dallo zio. «Ma Gesù in croce non è forte come un leone, e non sta lì per vendicarsi dello zio», osservavano i ragazzi. C’era re Artù, aiutato nelle sue imprese da Merlino, dalla spada Excalibur, dai suoi cavalieri: «Gesù invece è da solo, e non usa la magia o i miracoli per avere ragione e vincere». Altra giusta osservazione. Il giovane imperatore Cuzco, perso nelle sue follie narcisistiche, partiva già svantaggiato. «Questo con Gesù non c’entra nulla. Lui faceva tutto pensando agli altri». Alla fine i ragazzi trovarono il messaggio centrale e il titolo della loro predicazione: Gesù, un re diverso. I versetti di oggi, che ci parlano di Dio re, di una regalità che sappiamo risplendere nel volto del Figlio, hanno come premessa quella diversità che bambini e ragazzi hanno saputo cogliere. Se la monarchia è oggi parola antica e lontana dalla nostra democrazia civile ed ecclesiale, il modo in cui Dio vuole essere sovrano della storia, del mondo, della chiesa e della nostra vita è annuncio di prossimità, di servizio, di sacrificio, di dono. Nelle nostre chiese, al centro, oltre alla Parola di Dio aperta, c’è ancora oggi il trono del «Re diverso»: un patibolo vuoto, una croce senza condannato, simbolo e testimone di una potenza contraria a quella umana, che fa della debolezza e della morte dell’uomo-Dio il mistero più luminoso della nostra salvezza e della nostra libertà.

Immagine: via istockphoto.com