otto_per_mille_battista

I battisti ricevono la prima erogazione dei fondi Otto per mille

Con i dati pubblicati sul sito del Dipartimento delle Finanze è ufficiale: 16.500 è il numero di persone che nel 2013 ha firmato per l’otto per mille a favore dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi). Un milione centoventicinquemila euro è la somma che quattro anni dopo lo Stato ha versato, a fine giugno, sul conto dell’Ucebi dedicato all’otto per mille.

«Grazie all’impegno di ognuno/a di noi, al generoso sostegno dei nostri famigliari e delle nostre amiche e dei nostri amici, abbiamo raggiunto un risultato al di là delle nostre aspettative. Una somma importante per una piccola realtà come la nostra che è chiamata a onorare le 16.500 firme ricevute nella dichiarazione dei redditi del 2013», ha commentato il pastore Raffaele Volpe, presidente dell’Ucebi.

«La Commissione otto per mille, che ha il compito di istruire le richieste di finanziamento ricevute, – ha proseguito Volpe – ha già terminato i suoi lavori e ha consegnato al Comitato Esecutivo, organo di governo dell’Ucebi, le sue proposte. Oltre il 65% andrà per progetti sociali e assistenziali. Il 24% andrà a progetti culturali e socio-culturali. La parte restante, detratte le spese di funzionamento e di pubblicità, andrà a progetti umanitari all’estero e a progetti ambientali. Una grande sfida è davanti alle chiese battiste italiane: dimostrare di essere degli ottimi amministratori del denaro che ci è stato affidato e onorare ogni singolo euro affinché sia speso per moltiplicare i diritti e le opportunità di chi è più svantaggiato».

La campagna otto per mille 2016 dei battisti italiani ha avuto come slogan «Lotto per mille diritti» e si è concentrata in particolare su tre ambiti: l’ambiente, «Lotto per mille città con aria pulita e quartieri verdi»; gli anziani, «Lotto per il diritto delle nostre nonne e dei nostri nonni a vivere la loro età circondati dal rispetto»; e i migranti, «Lotto per mille migranti nostri fratelli e sorelle che fuggono da guerre, disastri ambientali, persecuzioni religiose». «Abbiamo scelto la parola “diritti” – ha spiegato Volpe –, perché in questo momento storico credo sia particolarmente importante declinarla al plurale: è soltanto nella capacità di tenere insieme diversi “diritti” che si può veramente garantire “il diritto”».