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Dall’orrore alla speranza

Tra il 1500 e il 1807 più di 10 milioni di africani furono strappati dalle loro terre, venduti da mercanti europei senza scrupoli e portati in America a lavorare come schiavi nelle grandi piantagioni di canna da zucchero e di cotone. La più antica tratta di essere umani alimentò il cosiddetto «commercio triangolare», i cui poli erano appunto l’Europa, l’Africa e l’America.

Le navi cariche di armi, stoffa, brandy e bigiotteria salpavano dai porti europei per raggiungere l’Africa occidentale, dove le merci venivano scambiate con schiavi, catturati nelle zone interne da commerciati o intermediari negrieri. Stipata la «merce umana» nelle stive delle navi, cominciava il viaggio verso le colonie americane: in tanti morivano lungo la traversata in mare. La terza tappa, dalle Americhe in Europa, vedeva le navi cariche di tabacco, zucchero, riso e cotone. Un commercio che rese tutti ricchi, tranne gli schiavi.

A distanza di secoli dalla vergognosa pagina storica della tratta atlantica degli schiavi africani, tre diocesi anglicane, poste geograficamente proprio nell’area del commercio triangolare, hanno deciso di avviare un progetto per trasformare quel triangolo dell’orrore in uno di speranza.

La diocesi di Liverpool, dal cui porto partivano le navi per l’Africa, la diocesi di Kumasi in Ghana, dove gli schiavi erano venduti in un enorme mercato, e la diocesi della Virginia, dove gli schiavi lavoravano come braccianti nei campi di tabacco e di cotone, hanno dato vita ad un progetto che promuove la conoscenza della comune storia passata e la costruzione di nuove relazioni.

Il rev. Paul Bayes, vescovo di Liverpool, ha affermato che «in ciascuna delle tre diocesi anglicane il commercio degli schiavi ha lasciato profonde cicatrici». In Virginia, alcuni dei primi sacerdoti erano proprietari di schiavi, mentre a Liverpool, alcune chiese sono state costruite con i soldi guadagnati con il lavoro degli schiavi. «Sono tante le conseguenze di questo fenomeno nella nostra storia, e cresce il desiderio di ricostituire il triangolo della speranza nella comunione anglicana, dove le tensioni del colonialismo e del post-colonialismo si stanno riaffacciando».

Lo scopo della partnership a tre, dunque, è quello di soffermarsi sulla storia passata, affinché diventi una risorsa per costruire un futuro in cui l’incontro con la diversità è arricchimento reciproco.

L’incontro, il dialogo e la conoscenza di tre parti del mondo molto diverse fra loro saranno gli elementi che sostanzieranno il triangolo della speranza.

Immagine: Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15204