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Una tassa per i musulmani di Germania?

Continua a far discutere in Germania la proposta di Alexander Radwan, parlamentare del partito Cristiano sociale (Csu), membro della coalizione di governo, di proporre per i musulmani abitanti nel Paese una tassa speciale per finanziare le attività religiose, sul modello di quanto già previsto per le confessioni cattolica, protestante e ebraica.

L’idea nasce più per motivi di sicurezza che per desiderio di integrazione reale, per lo meno ad ascoltare le parole di Radwan, che intenderebbe con questa disposizione limitare fortemente l’afflusso di capitali esteri di dubbia provenienza e difficile tracciabilità, utilizzati per finanziare per l’appunto i vari aspetti della vita di una chiesa, con il rischio di infiltrazioni e pressioni di natura estremista da parte degli occulti finanziatori. «Non possiamo consentire che gli imam finanziati da Paesi esteri predichino in Germania criticandone i valori fondamentali e fondanti», le parole dell’onorevole riportate dal quotidiano Süddeutsche Zeitung.

Solo pochi giorni fa, il 13 aprile, il segretario del Csu, Andreas Scheur, aveva suggerito l’approvazione di una legge volta a vietare il finanziamento da parte di nazioni straniere per la costruzione di nuove moschee su suolo tedesco.

L’ampia politica di accoglienza lanciata lo scorso anno dalla cancelliera Angela Merkel si presenta una sfida coraggiosa che reca varie problematiche, cavalcate in questi mesi da molti partiti di matrice xenofoba, che recenti elezioni comunali hanno mostrato in crescita di consensi. Ma sono anche le formazioni più moderate, e fra queste non pochi rappresentanti della stessa Cdu, il partito della Merkel, a mostrare malumori di fronte al deciso impegno della cancelliera.

Il sostentamento tramite imposta fissa da prelevare fra i cittadini registrati quali fedeli musulmani sarebbe invece un ingrediente principe per una reale integrazione, costruita grazie al supporto economico dei musulmani di Germania, che sarebbero chiamati a versare parte del proprio stipendio per il mantenimento dell’apparato religioso. Dall’inizio del XIX secolo in Germania i cittadini cattolici, ebrei e protestanti versano una tassa alle proprie chiese, circa l’8 o il 9% rispetto al reddito annuo, a meno di non dichiarare ufficialmente la propria volontà di cessare il pagamento, venendo di conseguenza sostanzialmente esclusi dai membri di chiesa. Questo fenomeno appare in netta crescita, coagulando attorno a sé una coalizione trasversale, fra coloro che ritengono che le varie confessioni debbano trovare in altra maniera il modo di finanziare le proprie azioni.

Sono circa 4 milioni i cittadini tedeschi di fede musulmana, che potrebbero avere tutto l’interesse a contribuire e partecipare attivamente alla vita della propria comunità.

Foto: By Julian Herzog (Website) – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8019927