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Luserna vota il bilancio preventivo

Giovedì 19 maggio Luserna San Giovanni ha votato il bilancio preventivo 2016, approvato con il parere favorevole di due componenti della minoranza e l’astensione degli altri due. Il bilancio pareggia attorno ai 6 milioni di euro. «Quest’anno abbiamo particolarità che son legate al fondo di crediti di dubbia esigibilità – spiega il sindaco Duilio Canale –. È un calcolo fatto su tutti i tributi che il comune di Luserna applica, sui quali, proprio perché c’è una dubbia esigibilità di alcuni, come ad esempio la Tasi, non c’è la certezza della riscossione. Tutte quante costituiscono una percentuale che porta a un disavanzo di bilancio di 250.000 euro. Quindi, bisogna correre ai ripari per ripianare il bilancio aumentando le entrate, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di aumentare le aliquote dei tributi. Anzi, l’intenzione è quella di ridurle dal prossimo anno. Dobbiamo riuscire a trovare dei fondi nostri. Un’idea è quella della vendita di parte delle aree dei piani esecutivi convenzionati come lotti a verde per gli edifici. Dobbiamo riuscire a inventarci delle azioni per appianare il bilancio. Il nostro è un bilancio preventivo, quindi sarà soggetto a un ferreo controllo trimestrale per riuscire a rimanere all’interno dei capitoli d’entrata e di spesa. Questo va fatto perché le risorse sono minime e lo spazio di manovra anche. Da questi 6 milioni di euro dobbiamo scalare le spese per il personale (circa 40 persone), quelle per i riscaldamenti o l’energia, i mutui. Quindi, di fatto, lo spazio di manovra si gioca su piccole cifre».

Come vi muovete sulla progettazione europea?
«Qualsiasi progettazione europea va fatta su area più vasta. La condizione utile per poter fare un progetto del genere è quello di svilupparla a livello di Unione dei comuni. La nostra Unione dei comuni si sta muovendo con la realizzazione di un piano strategico che andrà a rientrare nel piano strategico della Città Metropolitana. Questa è una condizione per ricercare dei fondi a livello europeo».

Ci sono già delle linee guida?
«Sì. Dal 9 marzo con la fine ufficiale della vecchia Comunità Montana ci siamo già incontrati quattro o cinque volte. Io e il sindaco di Rorà, Ermanno Marocco, stiamo individuando quali siano le linee guida che possono essere comuni all’intera zona d’ambito, quindi all’Unione montana. Abbiamo predisposto delle schede per ogni comune che riportano le volontà e bisogni di ciascun municipio. Dopodiché cercheremo di trovare un indirizzo unico. I comuni utilizzano i fondi dell’Unione Montana per quanto riguarda i Piani di manutenzione ordinaria. Quindi l’unica via è quella di raggrupparsi e andare avanti con un Piano d’ambito su scala più ampia perché altrimenti un comune piccolo o medio come il nostro non arriverà mai da solo a un fondo europeo».

Su questo argomento come procede il discorso sulla fusione dei comuni?
«Sabato 14 maggio c’è stato su questo un convegno, organizzato dal laboratorio politico del Pd locale “Valli Aperte” a cui ho partecipato. Hanno parlato soltanto i relatori a favore della fusione e sono stati abbastanza cauti. Non sarò certo io a mettermi di traverso se ci sarà una volontà chiara da parte della popolazione di andare verso una fusione dei comuni. Non credo che i tempi siano ancora maturi perché viviamo in una realtà abbastanza frazionata di piccoli comuni che in questi anni si sono strutturati per fornire i servizi al cittadino. Parecchie convenzioni sono state stipulate già nell’Unione Montana, come l’organo che serve per la valutazione dei dipendenti comunali. Io da presidente dell’Unione penso che dobbiamo far funzionare al meglio l’Unione. Non mi sembra però che al momento ci sia tutta questa condivisione [sulla fusione] al riguardo».