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A Genova «Il canto più bello di tutti»

Il canto più bello. Questo sarebbe, letteralmente, il titolo di uno dei libri più controversi della Bibbia, che in ebraico è l’espressione di un superlativo.

Per esplorarne le mille sfaccettature, la chiesa valdese di Genova propone due incontri il 10, il 12 e il 13 maggio alle 17 nella sua sede (via Assarotti 21). Si tratta del quarto appuntamento di lettura e approfondimento biblico, dopo quelli dedicati a Giobbe, all’Ecclesiaste e a Geremia.

Si parte con la lettura integrale del testo, affidata alle voci di Rosanna Lampione e Angelo Gualco, intercalata dalle musiche per organo eseguite da Claudio Petto.

Il secondo appuntamento, giovedì 12 maggio, prevede una tavola rotonda sul tema dell’amore nei suoi risvolti giuridici, esistenziali ed ecclesiologici. Interverranno Daniele Ferrari (Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Genova) Simone Castagno (sociologo) e Paola Schellenbaum (antropologa e membro della Commissione «Famiglie, matrimonio, coppie di fatto» della Tavola valdese).

Infine, venerdì 13 maggio sempre alle 17 il percorso si chiude con un approfondimento biblico e teologico con la candidata al ministero pastorale Ilenya Goss (membro della commissione bioetica delle chiese metodiste e valdesi) e il filosofo Michele Corioni, già animatore delle precedenti iniziative sul libro di Giobbe e dell’Ecclesiaste.

Seguirà un approfondimento biblico e teologico con la candidata al ministero pastorale Ilenya Goss (membro della commissione bioetica delle chiese metodiste e valdesi) e il filosofo Michele Corioni, già animatore delle precedenti iniziative sul libro di Giobbe e dell’Ecclesiaste.

L’interdisciplinarietà sarà l’approccio con cui ci si avvicinerà il testo: dalla sociologia alla teologia, dalla psicologia alla filosofia, dal diritto all’antropologia: in quanto «il testo, oltre al suo valore poetico e letterario, solleva ancora oggi molteplici interrogativi, e suscita una riflessione ad ampio raggio sul tema dell’amore, sulla sua dimensione fisica e spirituale, sulla relazionalità come carattere ontologico dell’essere umano», come spiegano gli organizzatori.

Un testo che nel corso dei secoli (anzi, dei millenni) ha sempre fatto discutere. Controversa la sua composizione (alcuni la collocano ai tempi del re Salomone, X secolo a.C., altri la datano al III a.C.), ma anche la sua inclusione nel novero dei libri canonici, e con un’interpretazione quasi esclusivamente allegorica.

Nel corso dei secoli ne sono state date numerose letture, anche molto diverse fra loro, e ancora oggi sono concordi sull’abbandono dell’impostazione allegorica, ma non sull’interpretazione del libro.

E allora chi sono i protagonisti di questo testo anonimo, e qual è il suo significato ultimo? Quale messaggio vuole trasmetterci e perché ha trovato autorità nel Canone?

Il testo si presenta come dialogo amoroso fra un ragazzo e una ragazza (con l’intervento di altre voci secondarie), e quest’ultima ha un ruolo prevalente, sia nel prendere l’iniziativa, sia all’interno del dialogo con l’amato (e già questo è significativo, considerato il ruolo tradizionalmente attribuito alla donna).

Ma nei secoli si sono attribuite alle due figure protagoniste le identità più diverse: Israele/Dio, la chiesa/Cristo, l’anima/Dio…

Più recentemente, quando ormai l’allegoria è stata accantonata, sono state proposte interpretazioni drammatiche (per le quali vi sarebbe una vera e propria storia narrata dal testo) e cultuale, legata ai culti della fertilità. L’ipotesi è che «si tratti della redazione finale di una serie di componimenti, non necessariamente tutti nuziali, che costituiscono una poesia d’amore da studiare sullo sfondo della cultura antico-orientale», spiega Ilenya Goss, che condurrà l’approfondimento biblico e teologico conclusivo.

Foto: via http://vintageprintable.swivelchairmedia.com/