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La violenza dei monoteismi

Innalzare muri, stendere fili spinati non è solo aberrante ma soprattutto inutile. Infatti i “terroristi” sono in molti casi già dentro, nati in Europa, nostri concittadini…

Dieci anni fa una giornalista d’inchiesta, Hind Fraihi, descrisse per il suo giornale “Het nieuwsblad”, il quartiere di Molenbeek di Bruxelles. Lì sono cresciuti, si sono organizzati e nascosti alcuni degli attentatori del Bataclan di Parigi e di Bruxelles. La giornalista, di fede islamica e origine marocchina, scopre che i terroristi non sono soltanto nelle fila dei ragazzi emarginati dediti allo spaccio di droga e che inneggiano ad Allah sul web. Ci sono decine di moschee in cui si ascoltano sermoni sulla Resistenza palestinese e irachena di fronte all’invasore occidentale. C’è un centro culturale nella cui biblioteca abbondano libelli antisemiti e manuali di condotta donati dall’Arabia saudita. La giornalista, da islamica, non crede alla tesi per cui i terroristi sono allevati dalla disoccupazione o dall’islamofobia occidentale. E’ grave invece, scrive, che la moschea diventi un bastione politico dove si istituzionalizza l’Islam radicale. Non per questo, aggiungo, si deve impedire di costruire moschee.

Una domanda che ci facciamo spesso, nelle occasioni di dialogo con islamici “ moderati”, è se la violenza sia o no costitutiva dell’Islam: in realtà tutti i monoteismi sono violenti perché affermano che solo il loro è il vero Dio.

Nell’ebraismo c’è una violenza legata alla storia di liberazione di un popolo schiavo; nelle battaglie Israele invoca il Signore. Nel cristianesimo la violenza si manifesta quando, con Costantino, esso diventa la religione dell’impero (e poi sarà la religione di stato, o cattolica, o luterana, o ortodossa). L’islam, dal canto suo, nasce come conquista, come potere che unifica tribù e domina territori. Nell’Islam nessun pensiero è possibile prima e dopo Maometto, non è prevista l’interpretazione storica. L’unica verità è la sottomissione alla legge. Non c’è nulla da capire; non è nemmeno concepibile formulare domande o dubbi sulla religione, su Dio, sulla fede, sul rapporto fede-politica.

La violenza diventa fino ai nostri giorni una struttura religiosa, culturale, politica e sociale. Ma se è presente nel Corano, non dobbiamo dimenticare che di violenza ce n’è in abbondanza nell’Antico Testamento; non dimentichiamo nemmeno i massacri delle crociate cristiane, le camere a gas dei cristiani nazisti (i cinturoni delle SS portavano la scritta “Gott mit uns”, Dio con noi); e ancora le pulizie etniche dei serbi ortodossi, le “Pasque piemontesi” patite dai valdesi per mano di truppe sabaude in difesa della fede cattolica…

Nei giorni scorsi è stato condannato a 40 anni di prigione Radovan Karadzic, colpevole del “genocidio” di Srebrenica. Vent’anni fa, nel 1995, più di 8000 musulmani bosniaci furono uccisi e gettati nelle fosse comuni dai miliziani serbi ortodossi.

L’Europa, dopo Parigi e Bruxelles, e quanto certamente seguirà, pensa di combattere il terrorismo con molto più personale e il coordinamento informatico per vigilanza, controlli, Dna, indagini, ecc. Si presidiano gli “obiettivi sensibili” ma non è mai successo che gli attentati avvenissero nei luoghi più controllati. Qualche risultato si ottiene, ma deve essere chiaro che nessun apparato potrà mai impedire che una persona, come ne circolano milioni nelle nostre città, possa farsi esplodere in un cinema, sull’autobus, in un bar. Si sprecano milioni di euro nell’illusione di proteggersi.

Marx diceva che la religione è l’oppio dei popoli. Siamo molto oltre: la religione può diventare fonte di odio e di violenza per secoli. Naturalmente ben mescolata con il petrolio, i gasdotti, la vendita di armi, i servizi segreti. Alcuni pensano che la pace si costruisca solo con il dialogo, altri solo con le bombe. In realtà non sappiamo che cosa fare. Né gli stati né noi cittadini.

Leggo nella lettera di Paolo ai Romani una parola ben conosciuta: non esser vinto dal male, ma vinci il male col bene. Come è possibile farlo? Non è molto più logico (e facile) l’“occhio per occhio” dell’Antico Testamento? Anzi, se me ne ammazzi 10 col kamikaze, te ne faccio fuori 100 coi missili, e così facciamo “crescere” le fabbriche di armi e creiamo anche qualche posto di lavoro.

Foto: Giuditta e Oloferne, Tintoretto, ca. 1577.
By TintorettoMuseo Nacional del Prado, Galería online, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18478143