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Il virus Zika e il rischio per i bambini

Persistono i dubbi sulle conseguenze dell’infezione da virus Zika, che negli ultimi mesi ha preoccupato le autorità sanitarie mondiali per la sua rapida diffusione, soprattutto in Centro e Sud America. Parallelamente alla diffusione si è verificato un aumento sospetto di microcefalia nei neonati di quell’area geografica, cosa che è stata subito collegata all’infezione virale. Da qualche settimana un centro di ricerca parigino ha ipotizzato un forte collegamento tra il virus e la sindrome neurologica paralizzante di Guillain-Barré. Inoltre ci sono state ipotesi di diffusione dell’infezione anche per via sessuale, tra cui uno in Italia, nel 2014. Ne parliamo con Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie ed immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il virus continua a preoccupare?

«La malattia di per sé non è particolarmente grave o pericolosa, in quanto se si escludono i casi in cui si verifica la complicanza della sindrome neurologica Guillame Barré, in genere il decorso è di pochi giorni con febbre, eruzioni cutanee, dolori articolari e mal di testa. Il vero problema è per le donne in gravidanza. In particolare, nel primo trimestre, sembra poter dar vita in un certo numero di casi (anche se ancora non si sa la proporzione e il rischio) ad una sindrome malformativa nel feto e nel neonato: una microcefalia, ovvero la testa piccola. È chiaro che questo ha fatto gridare all’allarme da parte dell’Oms vista la diffusione dell’infezione in America latina, soprattutto nell’area tropicale, che può dar vita ad un gran numero di bambini malformati».

La diffusione avviene attraverso la puntura di zanzare, ma non solo…

«Il virus si diffonde principalmente con la zanzara Aedes aegypti ma anche la nostra zanzara tigre che per ora sta dormendo. Noi stessi abbiamo segnalato un caso di trasmissione sessuale in Italia e devo dire che effettivamente non sappiamo quale sia il rischio effettivo, che però può avvenire. Questo riguarda le persone che ritornano dalle località affette, che dovrebbero stare molto attente ai sintomi e ad avere rapporti sessuali non protetti. Sembra che queste persone possano mantenere il virus per un paio di mesi».

Come si fa ad individuare le cause e i modi di trasmissione di un virus del genere?

«Da noi è facile, in questo periodo ci sono poche zanzare. Nella stagione calda un certo rischio di trasmissione potrebbe esserci, però il periodo in cui le zanzare sono attive dura un paio di mesi. Se una persona non ha viaggiato possiamo immaginare la trasmissione sessuale, ma si tratta di casi molto limitati. Come proteggersi? Se si va per pochi giorni occorre coprirsi, non uscire nelle zone più fresche al mattino e alla sera, usare dei repellenti; se si vive in quei luoghi, invece, a lungo termine è più difficile evitare le punture e il rischio di trasmissione e infezione. Alle donne in gravidanza raccomandiamo di non andare nei paesi affetti».

Perché è così difficile fermare questa diffusione?

«Perché non abbiamo un vaccino disponibile, prima di tutto. Ciò che si può fare è diminuire la densità delle zanzare che trasmettono questa infezione: farlo da noi è un problema di fondi e volontà, ma possiamo farlo, come si fece dopo il caso di Chikungunya in Emilia Romagna. Si fa la disinfestazione nei luoghi pubblici e quando arriva qualcuno da un paese affetto la si fa anche della sua casa e dei luoghi privati. Ma rendiamoci conto che da noi le zanzare sono un problema minore. In un paese tropicale come il Brasile in cui sono diffuse dall’Amazzonia al mare per tutto l’anno, è difficile abbattere la quantità di zanzare sul territorio nazionale».

L’Oms ha raccomandato di usare un test diagnostico sulla microcefalia sviluppato dal Sant’Anna di Torino: quando si apprende della malformazione cosa è possibile intervenire?

«Dipende: durante la gravidanza sta alla coscienza individuale. Quando il bambino è nato non c’è niente da fare, la condizione è irreversibile. Questo è il motivo per cui c’è stato un allarme globale».

Quali probabilità che questo virus si diffonda nel nostro paese e quali strumenti avremo per contrastarlo?

«Ritengo che il rischio sia abbastanza basso. C’è la probabilità che arrivi, che si trasmetta se chi viaggia non prende precauzioni: il rischio di diffusione e di infezione sale quando cresce il numero di zanzare attive che da noi non è probabile. Si devono instaurare delle catene di trasmissione più o meno lunghe e comunque sia il rischio non è particolarmente elevato. Dobbiamo tenerne conto, mantenere la guardia alta, saper riconoscere subito i casi eventuali di malattie o casi autoctoni e reagire immediatamente soprattutto con la disinfestazione».

Foto By Muhammad Mahdi Karim (www.micro2macro.net) Facebook YoutubeOwn work, GFDL 1.2, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9556152