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Francesco e Kirill: un incontro storico?

Il 12 febbraio, a Cuba, è avvenuto lo storico incontro tra papa Francesco e il patriarca della Chiesa ortodossa russa, Kirill. Storico, perché per la prima volta il vescovo di Roma, papa della Chiesa cattolica, e il vescovo di Mosca, patriarca della più grande chiesa ortodossa, si sono incontrati faccia a faccia. Per mettere meglio a fuoco questo evento vale la pena di ricordare alcuni precedenti e accennare ad alcuni aspetti problematici.

Intanto, va detto che non è la prima volta che un papa abbraccia un patriarca ortodosso. La prima volta fu 52 anni fa, il 5 gennaio 1964, quando Paolo VI incontrò Atenagora, patriarca ecumenico di Costantinopoli. Ma ci sono stati anche incontri significativi tra ortodossi russi e cattolici: penso al metropolita Alessio, che nel 1989, in quanto presidente della Conferenza delle chiese europee, tenne le redini della prima Assemblea ecumenica europea di Basilea insieme al cardinal Martini. L’anno dopo Alessio fu eletto patriarca di Mosca, ma tornò a incontrare il cardinal Martini a Graz, nel 1997, in occasione della seconda Assemblea ecumenica europea. Perché allora il cammino ecumenico tra Mosca e Roma sembrava bloccato? Sostanzialmente a motivo dell’accusa – rivolta dai russi ai cattolici – di attività proselitistica nei paesi del blocco ex-comunista e di appoggio unilaterale alle chiese «uniate», di rito orientale ma legate a Roma. Proprio questi problemi sembrano oggi finalmente superati.

Gli aspetti problematici sono almeno due. Il primo è il sospetto che questo incontro, da parte russa, sia stato voluto, più che dal patriarca, dal presidente Putin, preoccupato del crescente isolamento internazionale del suo paese e desideroso di giustificare il suo interventismo in Medio Oriente. Naturalmente sia il papa che gli ortodossi russi hanno smentito il carattere politico dell’incontro, ma i sospetti restano. Come ha scritto Cesare Martinetti sul quotidiano La Stampa, la gerarchia della chiesa russa «vive all’ombra e in parallelo con il Cremlino, dove i piani di Putin non sono tanto per la riconciliazione ecclesiale, ma per una partita globale. Come quella di Francesco. E non sono la stessa partita» (La Stampa del 6/2/2016).

Il secondo aspetto problematico, almeno per le nostre chiese protestanti, sono alcuni contenuti della dichiarazione comune di Francesco e Kirill, laddove si ribadiscono rigide posizioni in campo etico, su temi come convivenze omosessuali, aborto, procreazione medicalmente assistita. Una «santa alleanza» tra cattolici e ortodossi a difesa della morale tradizionale non ci sembra aiuti molto l’avanzamento complessivo del movimento ecumenico; un orizzonte, quello del più ampio movimento ecumenico, che è purtroppo assente dal documento.

Foto: By Serge Serebro, Vitebsk Popular NewsOwn work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9659484