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Un culto in una sinagoga contro il razzismo

Un culto protestante è stato celebrato ieri, domenica 21 febbraio, nella sinagoga della città di Dresda, in Germania. Si è trattata di un’indiretta risposta alle manifestazioni che l’organizzazione di estrema destra Pegida ha messo in piedi in questi mesi. E’ stata proprio la città sassone a tenere a battesimo le prime teste rasate scese in strada nell’estate del 2014 per protestare contro le politiche di accoglienza che il governo Merkel stava e sta ancora attuando con coraggio. La paura dello straniero è stato il cuore del sermone di Holger Treutmann, pastore della chiesa luterana Notre-Dame di Dresda, una delle più belle di tutta la Germania. «Paura dello straniero, del diverso, che pare assai radicata nella città di Dresda» ha affermato il pastore in un’intervista ad una televisione locale, insistendo sulla necessità di «accettare che gli stranieri abbiano stessi diritti e doveri rispetto a noi, soprattutto il più importante, il diritto ad una vita dignitosa e protetta». Il pastore ha vigorosamente criticato le manifestazioni populiste dell’estrema destra, ricordando però ai presenti «di cercare di usare parole posate, perché un innalzamento dei toni, anche verbali, fa solo il gioco di questi provocatori di professione». Si è trattata del primo culto protestante celebrato in una sinagoga nella regione, fortemente voluto dalla comunità ebraica per sottolineare il bisogno di interculturalità e multireligiosità insite nelle nostre società.

Il capo della comunità ebraica, Nora Goldenbogen, ha rivendicato la difesa del concetto di tolleranza, al di là di contingenze e frontiere nazionali: «è nostro dovere avere cuore e porte aperti nei confronti di rifugiati e stranieri. La comunità ebraica è fondata sulle migrazioni, e l’integrazione rappresenta quindi il pane quotidiano. Tutti insieme dobbiamo sforzarci di ricordarcelo anche se il processo sarà lungo e complicato».

Pegida di contro prova a rilanciarsi uscendo dai confini nazionali e chiamando a raccolta tutti quei movimenti europei che stanno boicottando le azioni di accoglienza delle nazioni europee. Il malcontento in varie fasce delle popolazione cresce. Lo scorso 6 febbraio si sono svolte proteste in 14 nazioni europee, dalla Svizzera alla Polonia, dalla Francia al Belgio. Le chiusure delle frontiere, i muri, non possono che aumentare questa generale sensazione di pericolo imminente, che non ha alcun appiglio alla realtà, ma che condiziona buona parte dell’opinione pubblica, rischiando di ingrossare le file dei delusi di un’ Europa stanca e spaventata.

Foto: Par Wolfgang PehlemannTravail personnel, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6389054