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La memoria visibile

La deportazione in un campo di concentramento come quello di Birkenau (Auschwitz) è stata l’esperienza che ha segnato la vita delle persone a cui è toccata questa sorte. La maggior parte non è tornata, pochissimi «fortunati» e «fortunate» si. Negli anni successivi alla guerra si faticava a credere ai racconti delle persone con un numero tatuato sull’avambraccio, figurarsi se a raccontare erano due bambine, deportate quando avevano 4 e 6 anni. Queste due bambine oggi hanno qualche anno in più e i capelli bianchi ma il numero sul braccio è rimasto. È rimasto a memoria di ciò che è stato e di ciò che hanno vissuto. Deportate nell’aprile del ’44 la loro fortuna fu quella di essere scambiate per gemelle e quindi ricevettero un trattamento di riguardo in quanto «materiale» interessante per gli studi dei criminali nazisti. Un nome su tutti: Josef Mengele, l’angelo bianco, come lo chiamavano i prigionieri per via del suo aggirarsi nel lager con il camice da medico.

Le abbiamo incontrate a San Germano Chisone, nella scuola materna-elementare che è dedicata a loro cugino, Sergio De Simone, ucciso dopo alcune sperimentazioni scientifiche più simili a torture fra Auschwitz e Amburgo. Gli alunni, seguite dalle maestre hanno preparato questo incontro lavorando proprio sulla storia di De Simone, adattata ovviamente alla loro età. «Ma capiscono, capiscono tutto» è stato il commento di una delle maestre. A San Germano sono ormai alcuni anni che si lavora su questa storia e per la seconda volta (erano già venute in occasione dell’intitolazione della scuola) le sorelle Bucci sono tornate a San Germano.

Ma la loro visita nel Pinerolese non si è fermata soltanto al Comune della bassa val Chisone. Nel fine settimana hanno incontrato scuole e istituzioni e, instancabilmente, hanno raccontato la loro esperienza, perché seppur ancora bambine, la loro vita è stata segnata in modo indelebile.

I giovani studenti e studentesse di San Germano (e come loro anche molti altri) saranno le ultime generazioni a poter toccare con mano quello che è stato il maggior crimine della storia europea recente, avendo la fortuna di incontrare alcune fra gli ultimi sopravvissuti.