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La siriana Jasmine: «Lasciatemi cantare, sono un’italiana»

«Lasciatemi cantare con la chitarra in mano, io sono italiana», così Jasmine – la mamma siriana della piccola Salak, malata e ora in cura presso l’ospedale Bambin Gesù di Roma – sulle note dell’italiano vero, Toto Cutugno, ha voluto salutare i giornalisti che ieri mattina erano presenti all’aeroporto Fiumicino di Roma per incontrare la prima famiglia arrivata in Italia attraverso un regolare volo di linea grazie ai permessi umanitari rilasciati dall’Ambasciata italiana di Beirut per ’iniziativa dei corridoi umanitari di Mediterranean Hope (Mh), tassello del progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e che prevede anche un Osservatorio sulle migrazioni a Lampedusa, una Casa delle culture e di accoglienza a Scicli e un Relocation desk a Roma. La quarta sezione di Mh, quella dei corridoi umanitari, ha immediatamente trovato partnership importanti, quella della Comunità di Sant’Egidio e l’appoggio finanziario dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi attraverso in fondi Otto per mille.

Jasmine mentre cantava per i giornalisti non si era accorta che tra tutte quelle telecamere e operatori c’era anche suo fratello venuto a salutarla dalla Germania dove risiede, una sorpresa, un tuffo al cuore per la giovane mamma siriana. Una scena commovente, un incontro importante per Jasmine, noto solo agli organizzatori.

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Ieri mattina a Fiumicino erano in molti ad attendere l’arrivo della prima famiglia di profughi siriani composta da madre, padre, e due figli: la piccola Falak, gravemente malata, e Hussein, un bambino pieno di vitalità. Ad accompagnarli e a permettere il loro arrivo, non privo di peripezie, sono stati i due operatori di Mh: Francesco Piobbichi e Simone Scotta e per la Comunità di Sant’Egidio, Maria Quinto e Rinaldo Piazzoni. La Fcei ha raggiunto l’aeroporto con una folta delegazione, quasi tutta al femminile, capitanata dalla vicepresidente Christiane Groeben e dalla pastora Maria Bonafede, già moderatora della Tavola valdese, oggi consigliera della Fcei con delega alle migrazioni.

L’iniziativa dei corridoi umanitari è un progetto pilota in Europa in quanto mette in essere, per la prima volta, la discussa e mai attuata idea di poter aprire passaggi sicuri per la salvezza, da luoghi devastati da guerre e carestie, attraverso il rilascio di visti umanitari in paesi di frontiera e dove sono presenti ambasciate italiane. Oggi questo sogno è possibile anche grazie al Ministero degli Esteri e dell’Interno che con la Fcei e Sant’Egidio hanno preso accordi importanti.

«Possiamo dire – ha dichiarato ieri il presidente della Fcei, il pastore battista Luca Maria Negro – che è stata scritta una pagina importante dell’Europa dell’accoglienza e della solidarietà. Con l’arrivo in tutta sicurezza della bimba Falak e della sua famiglia, la Fcei e Sant’Egidio, grazie al sostegno della Tavola valdese, hanno dimostrato che l’apertura di corridoi umanitari, per fare fronte alla crisi migratoria, è strumento funzionale e sostenibile. Speriamo possa essere utilizzato anche in altri paesi delle spazio Schengen».

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Dietro a questo risultato, che potrebbe sembrare poca cosa dal momento che per che ora è giunta una sola famiglia, ma altre mille sono previste in arrivo, «c’è il difficile lavoro di molte persone – ha ricordato ieri Francesco Piobbichi – che viene svolto in situazioni molto delicate: la famiglia della piccola Falak viveva in un garage della periferia di Tripoli, nel nord del Libano al confine con la Siria, noi l’abbiamo incontrata e abbiamo preso a cuore la sua situazione. La bimba soffre di un tumore agli occhi e ne ha già perso uno, non poteva essere curato in Libano se non privatamente a carissimo prezzo, possibilità che la famiglia non possedeva; per questo motivo è stata data a loro la priorità e sono giunti in Italia con una procedura accelerata».

La piccola Falak questa mattina è stata ricoverata dagli oncologi del Bambin Gesù. «Il viaggio per la bambina è stato molto faticoso e incerto sino all’ultimo minuto – ha detto Federica Brizi, responsabile del coordinamento accoglienza di Mh per i corridoi umanitari, dall’ospedale dov’è attualmente ricoverata Falak. Ora l’intera famiglia è molto concentrata sulla situazione della loro figlia, accudita da medici e infermieri che si stanno prodigando per poter ottenere i migliori risultati, ed è ospite presso la struttura della Fondazione per l’infanzia Italia Ronald Mc Donald, Casa Donald».

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