1280px-le_temple_du_change_lyon

La benedizione delle coppie gay mette in crisi i protestanti francesi

Lo scorso 17 maggio a Sète, la Chiesa protestante unita di Francia (EpudF), aveva autorizzato i suoi pastori a benedire le coppie omosessuali: era la prima volta per una chiesa cristiana in Francia. Una decisione che non aveva mancato di far discutere: poche ore dopo, un comunicato del Consiglio nazionale degli evangelici di Francia (Cnef), aveva dichiarato la sua disapprovazione. «La decisione della Chiesa protestante unita segnerà negativamente le relazioni con gli evangelici e complicherà anche i rapporti con le altre chiese», si leggeva nel comunicato. Un avvertimento lanciato alla Federazione protestante di Francia (Fpf), di cui la Chiesa unita è una dei membri storici. Otto mesi più tardi, ecco che i fatti sembrano confermarlo.

Uno dei segni delle tensioni in atto è l’organizzazione di “Protestanti in festa”, un evento previsto nel 2017 a Lione per celebrare i 500 anni della Riforma, che è stato rivisto da cima a fondo dopo che, a giugno 2015, le chiese locali del Cnef hanno annunciato di non voler partecipare alla sua messa in opera a fianco delle chiese membro della Federazione protestante. La riunione di giugno è stata annullata all’ultimo minuto, la seduta di ottobre è stata dedicata a una “franca spiegazione”, evidentemente non sufficiente, visto che la data della prossima riunione ancora non è stata fissata.

«La collaborazione era sul punto di fiorire ma ora tutto è bloccato», ha detto Clément Diedrichs, direttore del Cnef. «Avevamo la speranza che i membri del Cnef condividessero lo spirito di comunione che anima le chiese della Federazione protestante di Francia – commenta Étienne Lhermenault – Era un modo per riconoscere la stessa autorità della Bibbia, lo stesso modo di essere chiesa, ma da questo punto di vista la decisione dell’EpudF ha reso le cose impossibili». La domanda adesso è: la Federazione protestante di Francia condivide la concezione dell’autorità biblica espressa dall’EpudF?

Per uscire dall’impasse, la Fpf ha affidato a un gruppo di lavoro l’incarico di riflettere sul legame che unisce le sue chiese membro. «Diversamente dal Cnef, noi non siamo legati da una confessione di fede comune. La carta che unisce le chiese membro della Federazione parla di comunione, ma ora ci sembra necessario precisare in che senso», spiega Georges Michel, segretario generale della Fpf.

I lavori, seguiti dalla teologa battista Valérie Duval-Poujol e dal pastore riformato Christian Krieger, si protrarranno per tutto il 2016. «Il risultato di questo impegno sarà determinante – ammette il presidente della Fpf François Clavairoly, che relativizza in ogni caso le difficoltà. «Siamo presi in mezzo – ammette – ma io resto fiducioso. Il protestantesimo è fatto così: deve assumere le diversità di vedute; dobbiamo accettare di portare avanti una testimonianza comune».

«Il solo modo di uscire da questo momento difficile è dialogare – insiste Georges Michel – abbiamo ancora molto in comune e nella pratica molti membri del Cnef continuano a lavorare insieme tutti i giorni».

In effetti la collaborazione continua: i cappellani delle carceri e degli ospedali, per esempio, sono ancora nominati con l’avallo di entrambe le strutture. Lo stesso accade per l’accoglienza dei rifugiati o i servizi religiosi televisivi o radiofonici.

Al di là di questa collaborazione nel quotidiano, i “partigiani del dialogo” contano molto sulle chiese che sono allo stesso tempo membri del Cnef e della Fpf. «I disaccordi sono dolorosi – ha concluso Jean-Marc Potenti, che da 15 anni presiede il coordinamento evangelico della Fpf – ma malgrado tutto, le ragioni per stare insieme sono più forti delle divisioni. Siamo troppo minoritari per dividerci ancora».

Fonte La Croix 

Foto “Le Temple du Change, Lyon” by GonedelyonOwn work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.