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La macchina fotografica del pastore

Un balzo all’indietro, fra ricordi e suggestioni di episodi sentiti raccontare, coinvolgeranno i presenti domenica 6 a Villar Pellice (ore 15,30 alla sala polivalente) con gli interventi del sindaco Lilia Garnier e di Marco Tumminello, presidente del Concistoro valdese, che affiancheranno Enrico e Federico Jahier nella presentazione del libro «La guerra nelle Valli valdesi» (Claudiana). Il sottotitolo, «I ricordi di un ragazzo e le immagini di un pastore fotografo», ci introduce alla dialettica fra le diverse generazioni qui rappresentate. Il fotografo, il pastore Roberto «Tini» Jahier, era nonno dell’autore del libro; il ragazzo è Enrico, padre di Federico e figlio del pastore.

Roberto Jahier fu pastore a Villar Pellice negli anni della guerra, e ne conobbe le ferite non rimarginabili. Enrico ha 13 anni nel 1944, quando, il 5 agosto, Willy Jervis viene fucilato con alcuni compagni, e il suo corpo viene impiccato sulla piazza del paese. È questo il più drammatico fra gli eventi narrati, ed è collocato in apertura del volume. Un salto in medias res, dopo il quale possiamo con più tranquillità rivivere o venire a conoscere altri episodi, pur carichi di fascino e d’avventura, come quando Enrico accompagna Jacopo Lombardini a Pertusel, una delle più alte e incantevoli borgate di Villar Pellice; ma ve ne sono anche di divertenti.

Spicca il resoconto dell’attività fotografica «ufficiale» del pastore, chiamato a realizzare le fototessera per i permessi di transito da Torre Pellice verso l’alta valle. Per risparmiare sulle «lastre» fotografiche, più persone venivano fatte sistemare sullo sfondo bianco di un muro o di un lenzuolo, e poi i volti di ognuno venivano ritagliati sulla stampa.

Insomma è un piccolo mondo che rivive, senza nostalgie né rimpianti: ma per capire come dalle storie vissute sulla pelle si possa sempre fare esperienza. Due considerazioni vanno fatte, tuttavia, sui linguaggi di cui vive il libro. La prima: il libro è un intreccio fra linguaggio parlato, memoria e foto. Ora, i ricordi di Enrico Jahier sono stati meditati e metabolizzati negli anni: in ultimo con il figlio, pensiamo in lunghe conversazioni, per la realizzazione del volume. Una rielaborazione continua, dunque, che le foto non conoscono: le foto sono istanti catturati lungo flusso del tempo, e resi immutabili dal materiale chimico. Quello che appariva allora, appare anche adesso. Il fascino dell’operazione deriva allora proprio dal dialogo tra la memoria che ragiona su se stessa – e ripensa, e aggiunge, e considera e riconsidera a distanza di anni – e la foto che resta se stessa, e che proprio per questo costringe a pensare e ripensare i fatti di allora.

Ma poi c’è il valore delle foto in se stesse, e questa è la seconda considerazione. Tanti hanno scritto testimonianze sulla guerra, o sulla ritirata di Russia, o sulla deportazione e la shoah; ma non tutti i loro scritti hanno il valore di quelli di Primo Levi o di Mario Rigoni Stern. Ecco, le 107 foto di Roberto Jahier hanno una vita propria perché il loro autore aveva l’istinto del fotografo e fa parlare persone, animali, edifici, oggetti e paesaggi come fosse oggi, proprio perché colse lo spirito di allora. Nel suo nitidissimo bianco e nero, asseconda le luci della giornata con calma (questo almeno si evince dai soggetti raffigurati), e per questo si immerge senza riserve nell’ambiente e fra le persone, con totale adesione umana. Ne scaturiscono bellissime foto, che non sono solo un mero documento di un’epoca passata. Che le si scorra lungo le pagine del libro o che si partecipi a una presentazione con proiezioni, su chiunque eserciteranno il loro fascino.

Dopo Villar Pellice, il libro sarà presentato a Pinerolo sabato 12 (ore 17 al tempio di v. dei Mille), con intervento di Gianni Genre, autore della prefazione, e conduzione da parte di Paola Schellenbaum, presenti nuovamente Enrico e Federico Jahier.

* Federico Jahier, «La guerra nelle Valli valdesi. I ricordi di un ragazzo e le immagini di un pastore fotografo», prefazione di Gianni Genre; fotografie di Roberto «Tini» Jahier. Torino, Claudiana, 2015, pp. 96, euro, 12,50.

Foto dal libro, per gentile concessione di Claudiana Editrice