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“Un pan di via” verso l’unità

Un paio di settimane fa, su questo sito, sono stato criticato perché eccessivamente papista e sono stato invitato a darmi una calmata. Essendo un cattolico ospite di una testata protestante, devo dire che ci sta. La reazione di un riformato che trova troppo “cattolico-romano” un cattolico rientra perfettamente nel cliché. Ma visto che non sento la vocazione a interpretare una parte in commedia e che, nei miei pezzi, non ho mai cercato di fare il sindacalista della Chiesa di Roma ma, semmai, di rileggere da giornalista esperto di questioni religiose alcuni gesti e parole che vengono dal mondo vaticano, temo di dover dare una nuova delusione ai miei critici. Sì, perché anche questa volta mi tocca analizzare un intervento di papa Francesco che mostra una nuova significativa apertura in tema di dialogo ecumenico.

Mi riferisco al messaggio che Bergoglio ha inviato il 30 novembre al patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, in occasione della festa di Sant’Andrea, patrono delle Chiese ortodosse. Al primus inter pares tra i patriarchi dell’Ortodossia, il vescovo di Roma ha scritto un messaggio molto affettuoso. Sembrava fosse tutto lì e non aggiungesse nulla di eclatante. Fino al punto in cui, però, i vaticanisti – leggendolo – hanno fatto un salto sulla sedia. Il papa dice che non tutte le differenze tra cattolici e ortodossi sono annullate. Ma poi prosegue testualmente: «Avendo ripristinato relazioni di amore e fraternità, in uno spirito di reciproca fiducia, rispetto e carità, non ci sono più impedimenti alla comunione eucaristica, che non può arrivare che attraverso la preghiera, la purificazione dei cuori, il dialogo e l’affermazione della verità».

Ripeto l’affermazione in maniera più chiara: tra cattolici e ortodossi «non ci sono più impedimenti alla comunione eucaristica». Insomma: nulla osta – secondo Roma – all’intercomunione. Nella logica delle diversità riconciliate. Cioè: non siamo ancora d’accordo su tutto (in particolare sul mondo d’intendere il papato, che non è questione da poco), ma questo non ci deve impedire di accostarci insieme alla mensa eucaristica.

Come verrà accolta questa clamorosa apertura del papa all’interno del mondo ortodosso? Da alcuni sicuramente bene, da altri sicuramente male. L’Ortodossia è un mare magnum che accoglie nel suo seno uomini e donne di grande apertura ecumenica e di raffinata sensibilità spirituale, insieme ad altri che invece sono tremendamente chiusi e che vedono nei cattolici (per non parlare dei protestanti) qualcosa di molto vicino al diavolo. Come che sia, di certo il messaggio di Francesco a Bartolomeo è un sasso lanciato nello stagno del Sinodo pan-ortodosso, appuntamento importantissimo per il mondo delle Chiese d’Oriente, di cui si discute da decenni e che si dovrebbe tenere finalmente (se non succedono tragedie) nel prossimo mese di giugno.

Oltre a toccare direttamente le relazioni ecumeniche cattolici-ortodossi, però, le affermazioni di Bergoglio riguardano anche i protestanti e, in generale, tutti i cristiani. Perché mostrano un cambiamento sostanziale nel modo in cui Roma concepisce la comunione eucaristica: un viatico per il (faticoso) cammino terreno, e non più il premio finale per i “buoni”, i perfetti, i puri. Nel mondo degli hobbit inscenato dalla trilogia di Tolkien, si chiamerebbe “pan di via”: non un banchetto succulento e grandioso (riservato, questo sì, ai tempi ultimi); piuttosto delle sobrie gallette che servono a darci forza materiale e sostegno spirituale nel nostro pellegrinaggio comune sulla strada verso il Regno.

Tale nuovo modo di concepire l’eucaristia sblocca la situazione e consente, di fatto, di uscire dallo stallo ecumenico in cui si era rimasti impantanati negli ultimi 30 anni. L’ho già scritto un mese fa in questa stessa rubrica di Riforma: stiamo vivendo un kairòs, un tempo di grazia, che non dobbiamo lasciarci sfuggire. E’ tempo di tornare al tavolo della discussione, è tempo di riprendere il dibattito sui nodi teologici e dottrinali che ancora restano da sciogliere. E’ tempo di affrontare le questioni difficili, sapendo che riconciliare le nostre diversità non sarà facile, ma non è più impossibile.

Ripeto però la domanda che avevo posto un mese fa: l’Ortodossia, la Comunione anglicana e le Chiese della Riforma avranno il coraggio, la forza e la generosità per imboccare anche loro questa strada?

Foto “Pope Franciscus & Patriarch Bartholomew I in the Church of the Holy Sepulchre in Jerusalem (1)” di ניר חסון Nir Hason – ניר חסון Nir Hason. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.