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Un pastore di Detroit spara e uccide in chiesa un uomo che impugna un mattone

Domenica 18 ottobre, mentre si svolgeva il culto nella City of God Church di Detroit, il pastore ha ucciso un uomo che impugnava un mattone.

Dalle ricostruzioni pare che un uomo di 25 anni – identificato dalla polizia come Deane Smith – abbia cercato di colpire con un mattone il pastore, che ha risposto estraendo una pistola e sparando diversi colpi. Smith poi è morto in ospedale per le ferite riportate, mentre il pastore è stato preso in custodia dalle forze dell’ordine.

Secondo le informazioni raccolte dalla polizia, il pastore avrebbe ricevuto su Facebook, nelle settimane precedenti l’incidente, minacce dal giovane che lo accusava di aver messo incinta la moglie.

Andre Spivey, uno dei responsabili della chiesa diventata teatro della violenza, che è anche consigliere comunale di Detroit, ha affermato nel corso di un’intervista che da quando lo scorso giugno un giovane armato ha ucciso nove persone che partecipavano ad un incontro di preghiera nella chiesa metodista episcopale di Charleston, Sud Carolina, sono aumentate le preoccupazioni circa la vulnerabilità dei luoghi di culto.

«Prima di giugno – ha detto Spivey – episodi come questi accadevano di tanto in tanto. Ma ora sembra che ogni settimana succeda qualcosa in una chiesa».

A seguito della sparatoria avvenuta alla Emmanuel African Methodist Episcopal Church di Charleston, molte chiese negli Stati Uniti hanno iniziato ad introdurre misure di sicurezza più ferree.

Ira Combs, pastore della Greater Bible Way Temple Church nel Michigan, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters nel mese di luglio: «Non vogliamo coinvolgere le persone nella violenza, ma abbiamo intenzione di far applicare la legge e ci prepariamo a difenderci se qualcuno arriva con un’arma». Mentre predica, il vescovo Combs è affiancato da due uomini con pistole, e tra i membri della congregazione siedono persone della sicurezza armate.

Charles Ellis, pastore di una megachurch pentecostale di Detroit, ha detto: «Nessuno dovrebbe svolgere un culto con la paura o guardarsi alle proprie spalle». La sua chiesa impiega una forza di sicurezza addestrata, con 25 uomini armati, molti dei quali hanno ricevuto una formazione nelle forze dell’ordine.

Cresce, dunque, anche in alcune chiese la logica della giustizia «fai da te». E che le chiese diventino un interessante bacino di nuovi clienti per il mercato delle armi, è presto fatto. All’indomani della sparatoria avvenuta in un college in Oregon all’inizio di ottobre – dove hanno perso la vita 10 studenti i quali sarebbero stati uccisi per aver risposto di essere cristiani all’assassino che chiedeva di che fede fossero – Frontier Firearms, un negozio d’armi in Tennessee, ha proposto uno sconto a coloro che, acquistando le armi, dichiarano di essere cristiani. «Se i cristiani sono diventati il bersaglio, allora abbiamo bisogno di difenderci», ha dichiarato Brant Williams, proprietario del negozio.

Ma più gente armata non significherà arrestare la scia interminabile di sangue che ormai scorre quasi ogni mese negli Stati Uniti. Lo sa bene il presidente Obama che ha fatto della stretta sulla vendita delle armi una priorità del suo ultimo mandato presidenziale. In un intervento alla Nazione a poche ore dalla sparatoria nel college dell’Oregon, Obama ha detto: «Chiedo agli americani di pensare a come cambiare la legge sulla vendita delle armi. Siamo l’unico Paese moderno al mondo che vede questo tipo di sparatorie quasi ogni mese. Ormai sono diventate una routine e di fronte a questi episodi che si ripetono, le preghiere non bastano più». 

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