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Donato Mazzarella e il suo ritorno alle valli

Prarostino è un balcone affacciato sulla pianura pinerolese verso est e invece, dall’altro versante, è ricco di boschi: una serie di numerose borgate ne compongono il territorio comunale e di chiesa, la casa pastorale e il presbiterio sono stati costruiti in una posizione davvero invidiosa, con una vista incantevole.

È qui che alla fine di luglio ha traslocato Donato Mazzarella a cui chiediamo di raccontarci il suo percorso pastorale.

«La prima volta alle valli sono arrivato nel 1991 in servizio come secondo pastore di Pomaretto e ci sono rimasto fino al 1994. Sempre come secondo sono andato a Torre Pellice dove sono rimasto poco perché nel 1996 sono stato nominato pastore titolare della chiesa di Bobbio Pellice dove sono rimasto fino al 2009, quindi per 13 anni. Dopo queste esperienze ho curato le chiese di San Remo e Bordighera a cui si è aggiunta in un secondo momento anche quella di Imperia: il ponente ligure».

Le origini di Mazzarella però arrivano da più lontano. «Sono nato a Napoli e arrivo dal cattolicesimo e le prime esperienze che ho incontrato sono Colleferro e Ferentino nel Lazio, dove ho conosciuto in modo approfondito la chiesa valdese. Alle valli ho avuto modo di confrontarmi  invece con le grandi chiese delle valli e la forte identità di popolo che solo qui si sente così forte e dove c’è una robusta organizzazione strutturata perché i numeri sono più alti e c’è maggiore disponibilità a impegnarsi».

All’inizio ci sono stati alcuni problemi. «Il “si è sempre fatto così” cozzava con il mio modo di essere e proporre dei cambiamenti sul territorio delle valli è sempre più difficile che al di fuori, ma siamo sempre riusciti a trovare una soluzione condivisa».

Alcune parole sul periodo “ligure”: «vivere in diaspora è diverso. Molte cose diventano di frontiera. Si “fa” senza avere un binario tracciato. Ci si adatta alla situazione: scuole domenicali, culti, studi biblici che possono essere molto partecipati (40 persone), mentre altre volte ci si può ritrovare soltanto con una o due persone. C’è la questione dei simpatizzanti: molti si avvicinano alla chiesa, le abbiamo accolti e alcuni sono entrati a far parte della chiesa valdese in modo attivo. L’inziativa del tempio aperto è stata potenziata a Bordighera e abbiamo suscitato molto interesse».

Per Mazzarella il ritorno alle valli coincide anche con la conoscenza del Secondo Circuito, che per lui è una novità ma è anche uno sguardo esterno su come in questi ultimi anni sia cambiato o meno il territorio: «non ho mai lavorato in questo circuito, anche se conosco i colleghi e un po’ il territorio e ho iniziato subito con molte visite per capirlo meglio. La zona non l’ho trovata molto cambiata, in generale, c’è un ottimo concistoro, molte attività e siamo stati veramente accolti bene. Ho iniziato anche a costruire il sito “Prarostino valdese” per tenere informati i nostri membri di chiesa».

Chiudiamo con i rispettivi doni che la comunità potrà dare al pastore e viceversa. «Mi aspetto che la comunità sappia stare vicino al proprio pastore e che capisca che il pastore ha anche i suoi limiti e che ci si possa comprendere e dialogare insieme. Io cercherò di conoscere sempre più le persone e il territorio. Dare la testimonianza di vita cristiana penso sia la cosa fondamentale, riscoprire i valori della Bibbia. Le altre cose sono secondarie rispetto a questo. Bisogna essere fedeli alla parola di Dio». 

Foto Pietro Romeo