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Germania terra di accoglienza

Autrice Deborah BerliozFonte Réforme, traduzione Voce Evangelica

Nelle ultime settimane abbiamo visto tifosi di calcio esporre enormi striscioni con la scritta “Benvenuto ai rifugiati” negli stadi tedeschi. Immagini sorprendenti, in quanto non siamo abituati a vedere tifoserie mobilitarsi per aiutare i richiedenti l’asilo. In Germania non sono soltanto i tifosi ad attivarsi. Quando decine di migliaia di richiedenti l’asilo provenienti dall’Ungheria sono arrivati alla stazione di Monaco, sono stati applauditi dagli abitanti della città giunti a dar loro il benvenuto e a offrire giocattoli o cioccolata per i bambini che scendevano dai treni.

Tuttavia i rifugiati costituiscono una sfida senza precedenti per la Germania. L’anno scorso il paese ha registrato 203.000 richieste d’asilo e, stando ai dati forniti da Eurostat, ne ha accolte il 48,9%. Ma nell’anno in corso questa cifra da record è stata già superata e si attendono fino a 800.000 rifugiati entro la fine del 2015. Secondo le stime del Frankfurter Allgemeine Zeitung, la presa in carico di questi richiedenti l’asilo potrebbe costare allo Stato tedesco 10 miliardi di euro solo per quest’anno. Nonostante queste cifre, il 57% dei tedeschi ritiene che il proprio paese debba continuare ad aiutare coloro che fuggono dalla guerra e dalle persecuzioni.

L’atteggiamento dei tedeschi non è stato sempre aperto nei confronti dei profughi. All’inizio degli anni Novanta molti rifugiati raggiunsero la Repubblica federale a seguito della guerra nell’ex Jugoslavia. “All’epoca la Germania reagì male”, spiega Orkan Kösemen, esperto di migrazioni presso la fondazione Bertelsmann. «Il governo tentò innanzitutto di fermare il flusso di rifugiati modificando la propria legge sull’asilo». Quel periodo fu anche contrassegnato da violenti attacchi dell’estrema destra contro i rifugiati. L’accoglienza dei rifugiati provoca tensioni anche oggi. Dall’inizio dell’anno si contano infatti già oltre 200 attacchi contro i centri di accoglienza. Questa volta, però, le violenze suscitano l’indignazione generale. Moltissime personalità sono in prima linea per sostenere i richiedenti l’asilo. Persino un tabloid molto conservatore come il Bild ha proclamato a fine agosto in prima pagina: “Noi aiutiamo”. Il giornale ha lanciato una campagna di aiuto ai rifugiati per «mostrare che schiamazzatori e xenofobi non sbraitano a nostro nome».

«La maggioranza dei tedeschi non vede i rifugiati come un problema, ma come persone che dobbiamo aiutare», ritiene Orkan Kösemen. «Ciò è dovuto in particolare al fatto che da dieci anni i grandi partiti politici parlano delle migrazioni in modo positivo». Durante la sua conferenza stampa annuale di fine agosto, la cancelliera ha ricordato ai suoi compatrioti che era “dovere” della Germania accogliere persone perseguitate nel proprio paese. Ha inoltre sottolineato che il suo paese era abbastanza “forte”, in particolare economicamente, per raccogliere questa sfida. Gli imprenditori, dal canto loro, insistono sul fatto che la Germania ha bisogno di migranti. Infatti, con 1,4 figli per donna, la popolazione invecchia molto rapidamente. Entro il 2050 dovrebbero esserci 7 milioni di tedeschi in meno. E già oggi la carenza di manodopera si fa sentire. Secondo la federazione degli imprenditori, nel paese mancano 140.000 tra ingegneri, programmatori e tecnici. Inoltre quest’anno potrebbero restare vacanti circa 40.000 posti di apprendistato. «Se la Germania integra i rifugiati aiuterà se stessa», ha perciò dichiarato il presidente della federazione tedesca delle industrie, Ulrich Grillo. In quanto al titolare della Daimler, intervistato dal Bild, si è detto pronto ad andare ad assumere nei centri di accoglienza per i rifugiati. Secondo lui, numerosi richiedenti l’asilo sono “giovani, qualificati e molto motivati” ed è proprio ciò di cui la sua impresa ha bisogno.

L’accoglienza di 800.000 rifugiati pone tuttavia tutta una serie di questioni di ordine pratico. In Germania i richiedenti l’asilo, una volta registrati presso le autorità, vengono ripartiti tra i diversi Länder secondo determinate quote. Ma le amministrazioni sono sovraccariche e i centri di accoglienza sovraffollati. Riunito per un vertice straordinario lo scorso fine settimana, il governo tedesco ha perciò deciso per il 2016 di aumentare a 3 miliardi di euro il budget stanziato per l’accoglienza dei rifugiati. I Länder e i comuni, incaricati in particolare della sistemazione dei richiedenti l’asilo, riceveranno 3 miliardi supplementari. Lo Stato assisterà i comuni nella costruzione di centri di accoglienza invernali, assumerà più personale allo scopo di accelerare le procedure d’asilo e ha deciso di aggiungere Kosovo, Albania e Montenegro all’elenco dei paesi considerati sicuri, al fine di accelerare il rimpatrio dei loro cittadini.

Questo per far fronte all’emergenza. Ma va risolto anche il problema dell’integrazione a lungo termine dei rifugiati. I bambini vengono scolarizzati il prima possibile, passando per classi di integrazione, dove imparano il tedesco. Per gli adulti le cose sono più complicate, contrariamente agli immigrati, per i rifugiati non sono previsti corsi di tedesco obbligatori al loro arrivo. Inoltre, finché sono in procedura d’asilo il loro accesso al mercato del lavoro è molto limitato. Le federazioni padronali fanno dunque pressione sul governo affinché prenda misure per facilitare l’integrazione professionale dei richiedenti l’asilo, come un riconoscimento più rapido dei diplomi.

Fortunatamente la società civile aiuta lo Stato a far fronte a questa sfida. «Non abbiamo mai avuto così tanti richiedenti l’asilo, ma non abbiamo nemmeno mai avuto così tanti volontari che si occupano dei rifugiati», ha detto il ministro degli Affari esteri Frank-Walter Steinmeier. Numerose associazioni offrono corsi di tedesco o formazioni. A Berlino persino delle start-up si sono lanciate nell’aiuto ai rifugiati.

La Germania si sente tuttavia un po’ sola a raccogliere la sfida dei rifugiati. Recentemente Die Welt titolava: «Benvenuti nell’Unione degli egoisti». Il giornale rimproverava in particolare ai paesi europei di «condurre una guerra fredda sulle quote d’accoglienza dei rifugiati» e di «fare affidamento sulla Germania». E secondo Angela Merkel, «affinché la presa in carico dei richiedenti l’asilo sia accettata sul lungo termine, bisogna che anche gli altri Stati diano prova di solidarietà». «Ci vuole una soluzione europea, non ci sono alternative», conclude Orkan Kösemen.

(da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt/voceevangelica.ch)

Foto  “Flüchtlinge in Salzburg – 2015 09 23-1” by EwehtOwn work. Licensed under CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons.