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Scrivere insieme una storia nuova

«Caro fratello in Cristo Gesù, il Sinodo […] riceve con profondo rispetto e non senza commozione la richiesta di perdono da Lei rivolta, a nome della Sua Chiesa, per quelli che Lei ha definito “gli atteggiamenti non cristiani, persino non umani” assunti in passato nei confronti delle nostre madri e dei nostri padri nella fede evangelica». Così comincia la lettera aperta al papa che il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha approvato il 24 agosto, in risposta alle parole di papa Francesco durante la sua visita alla chiesa valdese di Torino, avvenuta lo scorso 22 giugno.

La lettera prosegue esprimendo gratitudine a Dio, perché «il dialogo fraterno che oggi conduciamo è dono della misericordia di Dio, che molte volte ha perdonato, e ancora perdona, la sua e la nostra Chiesa, invitandole al pentimento, alla conversione e a novità di vita». «Nella sua richiesta di perdono cogliamo la chiara volontà di iniziare con la nostra Chiesa una storia nuova, diversa da quella che sta alle nostre spalle (…). Le nostre Chiese sono disposte a cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi».
Con questa lettera il Sinodo valdese ha detto un chiaro «sì» alle parole del papa. Come mai, allora, una parte della stampa ha interpretato questa presa di posizione come un «no» alla richiesta di perdono? Perché, verso la fine, il documento precisa che la nuova situazione «non ci autorizza però a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro. La grazia di Dio, però, “è sovrabbondata, là dove il peccato è abbondato” [Romani 5, 20], e questo noi crediamo e confessiamo».

Questa precisazione ha indotto alcuni giornalisti a scrivere «che i valdesi hanno restituito al mittente la richiesta di perdono. Ma in verità non è così»: lo ha affermato un’autorevole voce cattolica, quella di Enzo Bianchi, priore di Bose, sulla prima pagina del quotidiano La Repubblica (26 agosto), spiegando che il perdono tra esseri umani è possibile finché essi sono in vita: quando sono morti spetta solo a Dio. E tuttavia «la Chiesa cattolica sa di poter dire, conformemente alla parola del Signore, “Noi abbiamo peccato con i nostri padri” (Salmo 106,6)… È in questa consapevolezza che il papa ha chiesto perdono ai membri della chiesa valdese di oggi, ben sapendo che né lui è il carnefice né i valdesi di oggi sono le vittime». «Certamente – scrive ancora Enzo Bianchi – la Chiesa valdese di oggi non può concedere il perdono a nome dei valdesi dei secoli passati ma, accettando la confessione e il pentimento da parte della “voce” della Chiesa cattolica può accoglierne la sincerità, l’affetto, il riconoscimento per un cammino verso la comunione non più segnata da ostilità e accuse». Ed è precisamente quello che il Sinodo ha voluto fare scrivendo al papa.

Foto Pietro Romeo