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La canapa aiuterà la terapia del dolore

Nella Chiesa valdese è stato sempre centrale il dibattito sulle azioni da mettere in pratica per alleviare il dolore nei malati gravi o terminali. Si è dibattuto anche in Sinodo sul fine vita, sull’utilizzo di cure palliative e sull’eutanasia. Già nel 2002 un documento della Commissione bioetica presentato al Sinodo dichiarava «Tutte le società civili sono tenute a sviluppare e incoraggiare, anche con scelte legislative, le cure palliative, il rifiuto dell’accanimento terapeutico e l’accompagnamento del morente, visti come atteggiamenti indispensabili per uno sviluppo della medicina che abbia come suo obiettivo principale la dignità della persona».

La legge regionale del Piemonte approvata martedì scorso regolarizza l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico con un imprevisto voto unanime del Consiglio sul testo pensato da Marco Grimaldi di Sel e sostenuto da Davide Bono, cinquestelle.

In Italia il ricorso ai medicinali cannabinoidi è legale dal 2007 quando il Governo lo ha stabilito per decreto e il ministero della Salute ha modificato le tabelle dei medicinali autorizzati. Il decreto stabiliva che solo il medico curante poteva prescriverli. Da quell’anno si è sviluppato il dibattito in alcune regioni e Toscana, Puglia e Liguria sono state le prime, e fino all’altro ieri anche uniche, a dotarsi di normative specifiche.

«Un grande passo in avanti per il Piemonte – racconta Marco Grimaldi – che ci porta ad avere la normativa più avanzata d’Italia. Toscana, Puglia e Liguria recepiscono il decreto del 2007 senza innovare dal punto di vista della ricerca e soprattutto della produzione. Un’altra innovazione che abbiamo è che nella legge si specifica che il trattamento sarà a carico del Servizio sanitario regionale, per cui abbiamo stanziato 200.000 euro. In più la legge permette di lanciare dei progetti pilota di produzione di cannabis per uso medico con tutti i soggetti autorizzati, non solo con le nostre partecipate o con gli atenei. Spero che da oggi, aziende italiane, cooperative, avviino un’interlocuzione con i ministeri della difesa e della salute per iniziare anche la produzione e l’autoproduzione. Certo non basta la nostra legge ma c’è bisogno di un’innovazione nazionale e di una nuova legge che superi il decreto del 2007. Anche perché in questi anni più della politica hanno fatto le sentenze della Corte Costituzionale».

Ci sono dai 3 ai 4 milioni di consumatori di cannabis in Italia e 200.000 dichiarano di farlo per finalità terapeutiche. «In Piemonte fino a ieri il malato doveva passare molte traversie per farsi prescrivere la cannabis dal medico e poi comprarla all’estero, pagandola 30-35 euro al grammo. Questo, per un consumo quotidiano nei circa 90 giorni di durata della terapia, diventava una cifra enorme e non sostenibile. So di casi di anziane che chiedevano ai nipoti di comprarla al mercato illegale perché più facilmente reperibile e meno cara. Ora non sarà più così. Il Servizio Sanitario regionale provvederà al costo», conclude Grimaldi.

«Sono felice per questa legge – dichiara Erika Tomassone, pastora valdese a Rorà ed ex membro della Commissione bioetica della Tavola valdese – l’uso della cannabis dovrà essere prescritto dai medici e la sua distribuzione avverrà tramite le farmacie e potranno usufruirne le persone che hanno dolori neuropatici cronici, sclerosi multipla o Sla, sulle quali non funzionano le terapie standard con gli antinfiammatori. Tutto ciò che va nella direzione di alleviare il dolore nella persona malata e di rispettarne o aumentarne la dignità, è positivo e da sostenere. Il dolore non ha niente di redentivo dal punto di vista della fede».

«Il carattere positivo di questa legge – conclude Tomassone – è che è una forma di terapia e non un capriccio di qualcuno che vuole dotarsi di qualche strumento palliativo».  

Foto “Torino panorama Superga” di Alessandro VecchiOpera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.