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La IX Conferenza d’esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari non adotta un documento finale

Si è conclusa a New York presso le Nazioni Unite il 22 maggio scorso, la IX Conferenza d’esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp), iniziata il 27 aprile. Dopo un mese in cui si sono susseguite discussioni, dichiarazioni e negoziati, i diplomatici degli Stati firmatari (circa 190) non sono riusciti ad adottare un documento finale.

Il fallimento è stato causato fondamentalmente dal rifiuto di tre Paesi – Stati Uniti, Regno Unito e Canada – di accettare la proposta di convocare, al più tardi nel marzo 2016, una conferenza sulla creazione di una Zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente (Wmdfzme). Probabilmente gli Stati Uniti e i due Paesi che hanno aderito al blocco, volevano ridurre al minimo le critiche da parte di Israele prima della soluzione definitiva della questione nucleare iraniana prevista per il 30 giugno 2015.

Intanto le potenze cosiddette “P5” (Stati Uniti, Federazione Russa, Inghilterra, Francia e Cina), continuano a dare un posto centrale alle armi nucleari nelle loro strategie di difesa, destinano risorse considerevoli a “modernizzare” i loro sistemi d’armi e mantengono l’opacità sullo stato delle loro armi nucleari.

Segnali più incoraggianti vengono da parte dei Paesi non nucleari. Molti di loro sono stati in grado di trovare un consenso attorno alla questione dell’impatto umanitario delle armi nucleari, in linea con le conferenze internazionali dedicate a questo tema dal 2013. L’obiettivo di questo percorso è di chiedere alle potenze nucleari di adottare tutte le misure necessarie per evitare un attacco nucleare, accidentale o deliberato. 158 Stati, tra cui il Regno Unito e gli Stati Uniti, hanno partecipato alla scorsa Conferenza tenutasi a Vienna nel dicembre 2014. In quella sede si è constatato che le armi nucleari, a differenza delle armi chimiche e biologiche, sono le uniche armi di distruzione di massa che non sono oggetto di alcun regime legale di divieto, sebbene le conseguenze umanitarie del loro impiego potrebbero essere catastrofiche. La proposta austriaca di colmare questa lacuna morale e giuridica con l’elaborazione di un trattato che vieti le armi nucleari ha ricevuto l’appoggio di oltre un centinaio di paesi.

Già nel 2005 la Conferenza d’esame non raggiunse un documento consensuale. Ma oggi, nel quadro degli attuali conflitti internazionali, il mancato accordo genera allarme. Nell’anno in cui ricorre il 70° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, vanno moltiplicati gli sforzi in favore di un vero e proprio disarmo nucleare perché il possesso di armi di distruzione di massa non è garanzia di stabilità e sicurezza nazionale ed internazionale, ma è presupposto per una potenziale guerra mondiale che minaccia la sopravvivenza del genere umano. 

Foto “Jaslovske Bohunice Power Plant 1” di MarkBAOpera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.