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Accadde oggi, 7 maggio

Era di origini ebraiche ma aveva abbracciato la religione anglicana della madre Sidney Sonnino, politico italiano a cavallo fra XIX e XX secolo, due volte presidente del Consiglio e più volte ministro. Proprio con quest’ultima carica, e precisamente con quella di responsabile degli Esteri conduce le trattative che portano alla stipula del Patto di Londra, il salto della quaglia italiano, compiuto nella speranza di poter vedere garantite maggiori conquiste territoriali quando si sarebbero tirate le somme del primo conflitto mondiale. Il 7 maggio 1915, cento anni fa, viene resa nota la firma dell’accordo nella capitale britannica avvenuta 10 giorni prima dai rappresentanti del governo italiano, inglese, francese e russo. L’Italia, da 40 anni almeno aveva stretto alleanze con le potenze degli imperi centrali, Germania e Austria-Ungheria, mossa soprattutto dalla paura di rimanere isolata nel panorama internazionale. Ma è un accordo contro natura: l’Austria è anche l’invasore che detiene larghe fette di territorio, dal Veneto al Friuli, e il malcontento fra la popolazione è notevole. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale quindi l’Italia volge altrove il proprio sguardo e si impegna militarmente con la Triplice Intesa, in cambio della promessa, in caso di vittoria, di vedersi assegnati di Trentino, Venezie, Istria e larga fetta della Dalmazia. Non sarà proprio così, perché alla conferenza per la Pace di Parigi non tutte le istanze vengono accolte, in particolare quelle legate alla penisola dalmata. Da qui nascerà il mito della vittoria mutilata coniata da D’Annunzio, slogan ad effetto che sarà premessa della deriva autoritaria degli anni a venire, in cui il revanscismo aprirà le porte alle camicie nere e alle disgrazie ad esse legate.

Foto “Sidney Sonnino 2” by Unknown – Scan da Sidney Sonnino, “Diario 1914/1916”, Laterza, Bari, 1972.. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.