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Troppe multinazionali nel padiglione svizzero

Sfamare il pianeta e la produzione sostenibile di energia, sono questi i temi principali dell’Expo 2015 apertasi ieri a Milano. Alla kermesse mondiale partecipa anche la Svizzera con un padiglione nel quale sono attesi 3 milioni di visitatori. La presenza svizzera all’Expo costa 23 milioni di franchi, di cui 8 sono messi a disposizione da sponsor, tra cui Nestlé e Syngenta. Organizzazioni non governative elvetiche criticano temi e modalità della presenza svizzera all’Expo. «Manca la voce dei piccoli contadini, la scena è occupata dalle multinazionali», dicono le ong.

Il padiglione svizzero si caratterizza architettonicamente per la presenza di quattro grandi torri. Le torri sono piene di sale, caffè, acqua e mele essiccate. I visitatori possono servirsi a piacimento, fino a esaurimento delle scorte. All’interno del padiglione si trova, tra l’altro, una mostra permanente allestita dalla Nestlé. Johannes le Coutre è uno degli ideatori dell’esposizione di Nestlé a Milano. Intervistato da Radio Srf, ha dichiarato: «L’esposizione trasmette al pubblico i risultati della nostra ricerca scientifica. La nostra idea è di mostrare, ai visitatori dell’Expo, come sia possibile, attraverso la ricerca scientifica, influire sulle condizioni di salute dei consumatori dei nostri prodotti e della popolazione in generale».

Parlando di Nestlé vengono in mente le polemiche degli anni Settanta, legate alla produzione di latte in polvere nei Paesi in via di sviluppo. Oggi Nestlé si occupa in particolare di ricerche nel settore dell’alimentazione per una popolazione che diventa sempre più anziana. La multinazionale investe, nel padiglione svizzero, tre milioni di franchi. Il suo obiettivo, a Milano, non è quello di promuovere prodotti specifici, ma raccontare la storia della ricerca nel campo dell’alimentazione.

La responsabile del progetto “Diritto al cibo” dell’agenzia umanitaria evangelica Pane per Tutti, Tina Göthe, è critica nei confronti della presenza di Nestlé all’Expo. «La Svizzera porta a Milano le grandi imprese attive nel settore agrario, Nestlé e Syngenta e con ciò manda un segnale che – a nostro avviso – è completamente sbagliato», ha dichiarato ai microfoni di Radio Srf. «Il messaggio che la presenza di queste multinazionali contribuisce a trasmettere», ha proseguito, «è che le grandi imprese transnazionali contribuirebbero a risolvere il problema alimentare nel mondo. Secondo noi le cose non stanno così: nel mondo, sono i contadini e le contadine quelli che sfamano le popolazioni».

Le prime avvisaglie della contestazione nei confronti di Nestlé si erano già registrate alla fine dello scorso anno quando ampie proteste, in Svizzera, hanno costretto i responsabili del padiglione svizzero a rinunciare all’idea di offrire ai visitatori 150.000 bottigliette di acqua Nestlé – disposte nella “torre dell’acqua” – e a sostituirle con semplice acqua potabile locale. Alla base della protesta, l’affermazione del diritto al libero accesso all’acqua e il rifiuto della trasformazione dell’acqua – da parte delle imprese multinazionali – in un bene di consumo a pagamento.

La Nestlé ha dovuto inoltre rinunciare a distribuire – nella “torre del caffè” – le capsule di Nespresso (giudicate disastrose dal punto di vista della produzione di rifiuti e dunque dell’impatto ambientale) e a sostituirle con bustine di caffè liofilizzato. «Il caffè è un bene di consumo che mostra come la Svizzera si muova sul mercato internazionale e realizzi importanti guadagni», dice ancora Tina Göthe. «La Svizzera compera all’estero il caffè, lo lavora e quindi lo esporta. Questo è un processo che con la sicurezza alimentare non ha assolutamente nulla a che fare!».

La Svizzera è il maggior esportatore di caffè del mondo, le esportazioni elvetiche di caffè superano di tre volte quelle di cioccolato e di quattro volte quelle di formaggio.

Forti critiche anche alla presenza di Syngenta – il colosso agroalimentare con sede a Basilea – nell’ambito dell’Expo di Milano. Alliance Sud – organizzazione che riunisce le maggiori agenzie umanitarie svizzere, tra cui l’Ente di aiuto delle chiese evangeliche in Svizzera – contesta il fatto che la multinazionale possa esporre senza contraddittorio le proprie strategie per l’alimentazione in occasione delle “settimane basilesi” a Milano, dal 22 maggio al 2 giugno. Solo nel corso del mese di agosto sarà concesso spazio, all’Expo, alle organizzazioni che promuovono l’agricoltura biologica. Qualche mese fa, il presidente del governo di Basilea-città, Guy Morin, aveva promesso che il padiglione svizzero avrebbe reso possibile un dibattito critico tra Syngenta – multinazionale i cui guadagni risultano per il 70% dalla vendita di pesticidi, alcuni dei quali vietati in Svizzera a causa della loro tossicità – e gli organismi che sostengono l’agricoltura biologica. «Riteniamo che sia una vergogna il fatto che Basilea accetti di salire, in modo acritico, sul carro di Syngenta», afferma la biologa Florianne Koechlin, del Blauen Institut di Basilea, un organismo che fa parte di MultiWatch, partner di Alliance Sud.

Foto “EXPO 2015 – Milano – Piazza Castello, Expo Gate” di Stefano StabileOpera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.