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Migranti, un “sommerso spirituale” che diventa ricchezza per tutti

I migranti nel mondo sono più di 212 milioni – una persona su 33 – in Europa i residenti con cittadinanza diversa da quella del paese in cui vivono sono 34 milioni, il 7% del totale. In Italia gli stranieri residenti alla fine del 2013 erano quasi cinque milioni su una popolazione di 60 milioni e 782mila, con un’incidenza dell’8,1%. In particolare, le donne sono il 52,7% e i minori oltre un milione (con un’incidenza del 9% sulla popolazione scolastica complessiva).

E’ il quadro che emerge dal “Dossier Statistico sull’Immigrazione 2014, Rapporto Unar Dalle discriminazioni ai diritti”, presentato questa mattina nella sala della chiesa valdese in corso Vittorio Emanuele II 23 a Torino. Il rapporto annuale, promosso dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, è realizzato del Centro studi e ricerche Idos, con la partecipazione della rivista Confronti (una collaborazione che sarà ancora più stretta nell’edizione 2015), del Centro di informazione europeo, della Cna e della diocesi di Torino.

«Una pubblicazione preziosa – ha sottolineato il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini – perché l’annualità di questo dossier ha aiutato tutti, non soltanto chi si occupa di migranti e fasce fragili della popolazione, a capire la realtà dell’immigrazione, che ha modificato stabilmente la struttura sociale dell’Italia e dell’Europa tutta». «Avere i dati del fenomeno migratorio – ha aggiunto Bernardini – ci permette di ragionare con chiarezza e contrastare chi fa ragionamenti ideologici, nella consapevolezza di quanto ci abbia arricchito lo scambio con persone di altri paesi».

Oggi gli stranieri residenti in Italia sono oltre cinque milioni; i minori sono il 24%, una percentuale consistente data dai ricongiungimenti famigliari e dalle nuove nascite, che pure per la prima volta hanno subito una flessione nel 2013. Le famiglie miste sono in crescita (un aumento del 15% si è registrato dal 2010 al 2013) e aumenta anche la presenza delle nuove generazioni nella scuola, che però «sta emergendo come il nuovo ambito di discriminazione e pratiche xenofobe, dato dall’intensificarsi della competizione, ora che i ragazzi italiani cominciano a capire che i loro compagni provenienti da famiglie di immigrati saranno i prossimi medici o professori, e non soltanto gli assistenti o le badanti dei loro genitori», come ha sottolineato Roberta Ricucci, ricercatrice dell’Università di Torino. «I problemi nella scuola – ha aggiunto la ricercatrice, chiamata a illustrare i dati del dossier – riguardano poi sempre in generale il divario del rendimento fra gli allievi di diversa provenienza, il basso accesso alla scolarizzazione dei rom e la canalizzazione forzata dei ragazzi di famiglia non italiana verso istituti tecnici, a dispetto delle loro reali potenzialità».

Per quanto riguarda il rapporto con la religione, Claudio Paravati, direttore di Confronti, ha precisato che «l’immigrazione non ha creato la multireligiosità, ma l’ha resa soltanto più evidente». «L’Italia – ha aggiunto Paravati – è in ritardo nella percezione della presenza di fedi diverse nella società: c’è un sommerso spirituale che, portato alla luce, può diventare una vera ricchezza per il nostro paese».

Foto Anna Lami