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Prospettive e sfide del continente africano

«L’Africa è un continente grande quasi tre volte l’Europa, formato da 54 stati (l’Europa ne conta 50), abitato da popoli diversi, con molta diversità storica, linguistica, culturale, religiosa: un continente ricco, ma anche povero per la mancanza di politiche sociali e il malgoverno».

Alla domanda «Che cosa intendiamo quando parliamo di Africa?» così rispondono Ghislaine Laure Nguisseu Chegoua, medico all’Ospedale evangelico di Genova Voltri e membro della chiesa valdese di Genova, e Jean Claude Lemba, presidente dell’associazione Mabota. Quest’ultima è fra gli organizzatori del convegno Prospettive e sfide del continente africano, insieme alla chiesa valdese e al Comune di Genova, cui entrambi parteciperanno (lunedì 30 marzo, alle 16 al tempio valdese, v. Assarotti 21).

Fra i relatori, dopo l’introduzione del pastore Italo Pons e il saluto di Simone Leoncini (Municipio Genova 1 Centro Est), interverranno anche lo psichiatra Luigi Remo Sartore, che traccerà un quadro socio politico; il dott. Jean Blaise Laga, che parlerà di famiglia e tradizione; Carla Peirolero, direttrice Suq Genova, che interverrà su politica di integrazione e cooperazione allo sviluppo; Jacques Lita Botembe, medico chirurgo, che parlerà di salute e demografia.

Quest’ultimo, interrogato sulla stessa domanda, osserva: «L’Africa è un continente che dopo quasi sessant’anni dalle sue indipendenze lotta per esprimere un’unità economica e politica nonostante le divergenze, il mosaico delle sue ricchezze culturali dato dalle cinque grandi sub regioni in cui è suddiviso: il Nord Magreb, l’Africa dell’ovest, l’ Africa dell’est, l’Africa centrale e l’Africa australe. Il continente si è dotato di una organizzazione chiamata Unione africana, erede dell’ex Organizzazione dell’unità africana. La politica che l’Unione africana cerca di seguire è quella del Nepad, il nuovo partenariato che cerca di esprimere al meglio gli interessi degli africani».

Organizzare un convegno sull’Africa sarà quindi un’occasione per far conoscere una realtà ancora mal conosciuta, ma soprattutto risponde alla necessità di continuare a sensibilizzare sulle questioni africane. Un vero e proprio imperativo, sottolinea Botembe, quello di mantenere desta l’attenzione dell’occidente su alcune questioni: «il passato coloniale i cui effetti ancora si sentono; le guerre civili con i loro interessi economici che mettono a dura prova il continente; le minacce integraliste; la continua ondata delle migrazioni che vedono migliaia di giovani fuggire nella speranza di trovare condizioni di vita migliori».

Allo stesso tempo però l’Africa è anche, ricorda Botembe, «quell’orizzonte verso il quale gli investimenti americani, cinesi e indiani fanno a gara per la conquista di nuove promettenti opportunità di guadagni. Vi è una differenza rispetto al passato: il continente conosce una crescita economica sostenuta. Paesi come l’Angola, la Nigeria, l’Etiopia sono oggi sempre più come delle eldorado di opportunità di affari».

Per questo è impossibile parlare di un’Africa lontana, o limitare il discorso al problema dell’immigrazione come questione di sicurezza e di delinquenza: «Questa è la demagogia dei politici, l’immigrazione va considerata soprattutto un fenomeno umano, oggi sta succedendo agli africani, ieri è toccato agli occidentali, ma questi hanno una memoria corta».

Così ribatte Jean Claude Lemba, e gli fa eco Ghislaine Laure: «Con la globalizzazione odierna urge allargare la visione da parte di ogni cittadino del mondo. Siamo tutti lontani e vicini. Urge sapere per vivere meglio con il nostro vicino immigrato, urge capire perché e come si è arrivati ad alcune realtà».

Ad aiutare i presenti a capire e a conoscere le bellezze del continente, e non solo i suoi problemi, sarà il racconto e lo sguardo di chi ci è nato, conclude Botembe,«nell’intento di comunicare per il miglioramento della condivisione delle risorse che oggi necessitano di sostenibilità. Raccontare le esperienze ci avvicina. Non bisogna negare che il nostro mondo globale è in realtà ancora molto diviso e sempre più in crisi. Per questo vi è la necessità di una espressione di buona volontà da parte di uomini e donne che abbiano fede in un mondo affrancato dalla schiavitù del male, del fratricidio, ricordando che siamo tutti fratelli».

Dello stesso tenore è la risposta di Jean-Claude Lemba: «L’Africa che vogliamo è quella della democrazia, del lavoro, dello sviluppo, della scuola, della sanità, della sicurezza alimentare, della pace e dell’amore». 

Foto: il tempio di via Assarotti a Genova