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Nigeria fra Boko Haram ed elezioni

Manca una settimana alle elezioni presidenziali in Nigeria. Sempre che questa sia la volta buona, dopo che la prima data prevista, il 14 di febbraio, era saltata. Il motivo? La mancanza di sicurezza causata dalla forte presenza del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram, che da circa tre anni sta mettendo a ferro e fuoco in particolare la parte nord del paese, istituendo in pratica un califfato, teatro di orrore e morte. Sono infatti circa quindicimila le vittime delle violenze. Da circa un mese le autorità governative hanno iniziato a fare sul serio, dopo aver indubbiamente perso molto tempo sottovalutando la questione, come sottolineato da vari osservatori internazionali. Ora l’azione congiunta dell’esercito nigeriano e delle truppe inviate da Ciad, Niger e Camerun, paesi confinanti ed interessati dalle scorribande di Boko Haram, sta dando i frutti sperati costringendo i guerriglieri ad arretrare e ritirarsi progressivamente. Lasciando spazio però a uno scenario drammatico. Stanno emergendo infatti fosse comuni in cui sarebbero accatastati i corpi di decine e decine di persone dei villaggi e delle città occupate. Come i nazisti in ritirata il ripiegamento di Boko Haram è caratterizzato da un furore cieco e dissennato. Fra le vittime vi sarebbero moltissime donne, le mogli dei combattenti. Donne spesso sposate con la forza, così come con la forza sono state rapite e costrette a conversione. E ora vengono uccise perché non possano unirsi agli infedeli, rompendo così il legame che li porterebbe a riunirsi con i propri mariti in Paradiso. Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan si gioca una buona fetta della sua rielezione con questa azione di liberazione di territori, dopo aver a lungo trascurato il problema. Impegnato a gestire le casse del più ricco stato africano, fra i maggiori esportatori mondiali di petrolio, e preda degli investimenti dei grandi gruppi internazionali, il presidente è accusato di aver lasciato mano libera a Boko Haram in una zona troppo ampia, per poi accorgersi tardi del pericolo. Ora il voto della popolosa Nigeria (170 milioni di abitanti) dirà se Goodluck pagherà dazio per questa sua negligenza, mentre le battaglie continuano ad imperversare e la situazione appare tutt’altro che sotto controllo.

Foto: Goodluck Ebele Jonathan, presidente della Nigeria, Licenza CC BY-SA 2.0,  via Wikimedia Commons