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Sfogliando i giornali del 6 marzo

01 – Iraq, 28.000 persone in fuga da Tikrit durante l’offensiva contro il gruppo Stato islamico

L’operazione militare su Tikrit, condotta dall’esercito iracheno e da milizie sciite, arriva al quinto giorno. I 30.000 soldati stanno ancora cercando di circondare la città. L’operazione militare lanciata dall’esercito iracheno per riconquistare la città di Tikrit dal gruppo Stato islamico ha costretto almeno 28.000 persone ad abbandonare le loro case. La notizia arriva dall’emittente britannica Bbc. Le Nazioni Unite hanno inviato nella zona convogli con beni di prima necessità che verranno destinati agli sfollati, diretti verso la città di Samarra ma in gran parte bloccati ai posti di blocco. Le truppe di terra sono sostenute dai jet e dagli elicotteri, ma per impedire agli aerei di individuare le loro postazioni, i jihadisti del gruppo Stato islamico hanno dato fuoco a diversi pozzi petroliferi fuori dalla città.

02 – Palestina, l’Olp interrompe ogni forma di coordinamento per la sicurezza con Israele

Il consiglio centrale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, guidata dal presidente Abu Mazen, hanno deciso di interrompere «qualsiasi forma di collaborazione con Israele in materia di sicurezza». Secondo l’Olp, la decisione di «fermare la cooperazione con la potenza occupante» arriva come conseguenza delle violazioni degli accordi sulla cooperazione da parte di Israele. La sospensione era già stata minacciata dopo l’uccisione del ministro palestinese Ziad Abu Ein a dicembre, e viene seguita da un appello a Israele «affinché si assuma le sue responsabilità nei confronti della Palestina occupata, della Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza». Secondo Haaretz, la decisione fa parte di una strategia che mira a provocare Israele a due settimane dalle elezioni, previste per il 17 marzo. Stando a RaiNews, invece, le conseguenze di questa decisione «sarebbero equiparabili a uno scioglimento dell’Autorità nazionale palestinese del presidente Abu Mazen creata nel 1994».

03 – Sudan, al via la registrazione dei cittadini sud-sudanesi

Centinaia di migliaia di sud-sudanesi stanno per ricevere, proprio in questi giorni, nuove carte di identità che consentiranno loro di rimanere in Sudan e avere gli stessi diritti dei sudanesi senza bisogno di permessi di lavoro e di soggiorno. La notizia è stata comunicata dai responsabili dell’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. La consegna dei documenti, prevista da un accordo entrato in vigore nella giornata di ieri, avverrà prima nell’area di Khartoum e in seguito nelle altre regioni del paese. «Resteranno sud-sudanesi ma avranno i diritti dei sudanesi» spiega Mohamed Elnaiem, coordinatore Unhcr a Khartoum, sottolineando che le persone registrate potranno accedere ai servizi di assistenza sanitaria e vedranno riconosciuto il principio del diritto allo studio. «I documenti – sottolinea Elnaiem – saranno consegnati sia a chi è rimasto in Sudan nonostante la nascita di uno Stato del Sud nel 2011 sia a chi è fuggito al Nord dopo l’inizio del conflitto civile a Juba nel 2013». Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, in questo momento in Sudan vivono almeno 470.000 sud-sudanesi, 120.000 dei quali arrivati come profughi nell’ultimo anno.

04 – Afghanistan, serviranno altri 8 anni per ripulire il paese dalle mine antipersona

Un portavoce del Mdc, il Centro per la localizzazione delle mine, ha annunciato ieri che l’80% dell’Afghanistan è stato ripulito dalle mine antipersone e che entro il 2023 saranno sminati i restanti 520.000 chilometri quadrati di terreni ancora minati. La posa delle mine in Afghanistan è iniziata durante l’occupazione sovietica del paese tra il 1979 e il 1989, anno in cui cominciò la prima bonifica. Il paese ha vissuto poi nuove stagioni di disseminazione di mine tra il 1996 e il 2001, prima durante gli scontri tra le fazioni mujaheddin e in seguito contro l’attacco occidentale. Molti afgani hanno abbandonato le loro aree residenziali e terreni agricoli perché diventati pericolosi e tra le vittime più della metà erano bambini. Dall’inizio della bonifica a oggi oltre 2 milioni di mine sono state scoperte e distrutte.

05 – Siria, l’Onu vota oggi una risoluzione che condanna l’uso di armi chimiche in Siria

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite vota oggi una risoluzione di condanna dell’uso del cloro impiegato come arma in Siria e minaccia di agire se questo tipo di armi chimiche sarà utilizzato di nuovo. L’ambasciatore francese all’Onu, François Delattre, ha affermato che si augura l’unanimità da parte del Consiglio. Nella bozza della risoluzione non si dà la responsabilità a nessuno per gli attacchi avvenuti con queste armi in Siria e si “condanna con fermezza ogni uso di prodotto chimico tossico, come il cloro, usato come arma in Siria”. L’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, premio Nobel per la pace nel 2013, ha trovato in passato prove sull’uso sistematico di cloro nel conflitto siriano.

Foto “Tikrit Palace” by Looper5920 – http://en.wikipedia.org/wiki/Image:Tikrit9.JPG. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.