Caravaggio, La deposizione

Quaresima

Questa domenica parliamo di Quaresima. Lo facciamo grazie alle domande di due ascoltatori. Il primo, sempre attento ai diversi momenti dell’anno liturgico, mi ha chiesto in una conversazione telefonica, se anche noi protestanti osserviamo il periodo di Quaresima, di cui oggi è la prima domenica. Il secondo ascoltatore mi ha scritto una lettera di cui riporto queste considerazioni: «La Quaresima è per me un periodo di riflessione molto importante. La società in cui viviamo ci invita a desiderare ogni giorno una cosa nuova e ad acquistare e consumare molto più del necessario, anche in momenti di crisi come questo. Avere un periodo dell’anno in cui si è chiamati a praticare qualche rinuncia, è un invito che tutti dovrebbero accogliere in vista di un’esistenza più sobria”. La lettera poi si conclude con questa domanda: «E voi evangelici come vivete il periodo della Quaresima?».

Vorrei rispondere precisando che la parola Quaresima non fa parte del vocabolario dei protestanti italiani. Le chiese evangeliche del nostro paese – almeno quelle che seguono l’anno liturgico – preferiscono chiamare questo periodo «Tempo della Passione». Ciò corrisponde allo svolgersi del racconto dei vangeli che, dopo gli inizi in Galilea, vedono Gesù dirigersi verso Gerusalemme: un viaggio difficile, costellato da incomprensioni con i discepoli, e soprattutto dall’annuncio che in quella città Gesù sarà preso e ucciso. È il momento di riflettere su che cosa significhi seguire quel Gesù che invita ognuno a prendere la propria croce.

Dunque «Tempo della Passione». C’è, però, anche da dire che i protestanti italiani non usano la parola Quaresima perché a essa è legata una spiritualità che non appartiene loro. A un evangelico suona strano che ci sia un particolare periodo dell’anno da dedicare alla contrizione e al pentimento; in realtà, l’intera vita di un credente è la conferma di essere un peccatore perdonato. Allo stesso modo, non appartiene alla mentalità protestante l’obbligo religioso di rinunce o penitenze. Scrive il profeta Isaia che il vero digiuno non è dedicare un giorno all’astinenza dal cibo, ma saper dividere il pane con chi ha fame. E qui, devo dire, trovo un punto di vicinanza con quello che ci scrive il nostro ascoltatore: nelle sue parole si coglie infatti il desiderio di ricercare una maggiore giustizia in questa nostra società falsamente opulenta. Viviamo in un periodo in cui ciò che è necessario costa di più, ma il superfluo ci viene quotidianamente presentato come un’offerta irrinunciabile: poche decine di euro al mese per questo o quel prodotto, questo o quel canale televisivo. In realtà, una nuova voce di spesa da aggiungere al nostro budget familiare.

Quindi, ai due ascoltatori che mi hanno interpellato vorrei dire questo: sebbene abbiamo pratiche religiose diverse, possiamo riconoscerci fratelli nel seguire le parole di Gesù che ci invitano, in questo mondo che ha smarrito ogni priorità, a cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia, al quale ogni altra cosa sarà sopraggiunta.

Copertina: Caravaggio, Deposizione, 1602-1604, Musei Vaticani, RomaPubblico dominio, via Wikimedia Commons