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Le manifestazioni contro Charlie Hebdo dei giorni scorsi

La più imponente manifestazione islamica a seguito degli attacchi terroristici di Parigi ha avuto luogo in occidente, in Cecenia, nazione che fa parte della Federazione russa. Una folla immensa (800 mila persone per la polizia, un milione per il governo) ha invaso l’enorme piazza Minutka della capitale Grozny dove si trova la grande moschea. Considerando che la Cecenia ha una popolazione di circa un milione e trecentomila abitanti, è facilmente intuibile come l’adesione sia stata pressoché totale. «Amore per il profeta Maometto» il titolo del raduno, tollerato dalle forze di polizie del Cremlino che invece vieta manifestazioni a Mosca per evitare disordini nella capitale più musulmana d’Europa (2 milioni di fedeli), con una tradizione fondamentalmente moderata, contaminata negli ultimi anni da wahabiti e seguaci di altre sette radicali. Le turbolenti aree del Caucaso appaiono evidentemente di più difficile gestione, e in questo modo si assecondano le volontà dei ras locali. Come Ramzan Kadyrov, leader ceceno, legato a filo doppio a Vladimir Putin, che è riuscito a mobilitare il suo popolo chiudendo scuole e uffici ed ha dichiarato che «abbiamo l’intenzione di lanciare una decisa protesta contro l’immoralità e la mancanza di cultura di coloro che disegnano caricature del profeta. Il nostro è un avvertimento esplicito, non siamo disposti a tollerare azioni simili», mentre il gran muftì della Russia, Ravil Gainutdin in un discorso in diretta televisiva ha ribadito che «dobbiamo dire al mondo che amiamo Maometto e non consentiremo di offendere la sensibilità religiosa dei musulmani. Condanniamo gli attentati terroristici ma anche le vignette volgari e immorali del settimanale Charlie Hebdo».

Non è solo la Cecenia a continuare ad ospitare le proteste degli islamisti: dal Niger, in cui il bilancio delle chiese cristiane date alle fiamme è salito a 45 e si contano almeno 10 vittime, al Pakistan, che ha visto domenica manifestazioni in varie città, dall’Algeria al Senegal, dalla Mauritania al Sudan, fino al Libano, Siria e Palestina, l’intero arco fra centro-nord Africa e Medio Oriente appare in grande stato di agitazione, con governi incapaci di porre un freno alle violenze o conniventi con chi scende in piazza a protestare.

Foto  „Грозный мечеть 2011“ von Салман. Lizenziert unter CC BY-SA 3.0 über Wikimedia Commons.