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Analisi del referendum Ecopop in Svizzera

L’iniziativa Ecopop – un tentativo di mettere un drastico freno all’immigrazione ricorrendo a motivazioni di ordine ambientale – si è rivelata un «Ecoflop», come è stata ribattezzata, alla luce dell’esito del voto del 30 novembre scorso, sui social network.

L’iniziativa, il cui titolo completo è «Stop alla sovrappopolazione – Sì alla conservazione delle basi naturali della vita», era stata lanciata qualche mese fa da un gruppo apartitico, «Ecologia e Popolazione», e mirava soprattutto ad iscrivere nella Costituzione federale due punti: primo, una rigida limitazione dell’immigrazione, da bloccare allo 0,2% annuo della popolazione residente su una media di tre anni e per un totale di circa 16mila persone all’anno (a fronte delle attuali 90-100mila); secondo, la richiesta alla Confederazione di investire in provvedimenti volti a promuovere la pianificazione familiare volontaria almeno il 10% delle risorse destinate alla cooperazione internazionale allo sviluppo.

Tutti i cantoni si sono pronunciati contro Ecopop, in misura superiore (come quello di Vaud, con l’82,7%) o inferiore (come il Ticino, con il 63,1%). Sollevate le Chiese cristiane – tra cui la Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera, che si è opposta nettamente all’iniziativa (leggi presa di posizione) – e le ong cristiane – tra cui l’Aiuto delle chiese evangeliche Aces (leggi presa di posizione). E sollevate anche le forze politiche che hanno sostenuto il “no” all’iniziativa.

Ora però la stampa svizzera invita a non sopravvalutare troppo il risultato: si tratta di un passo intermedio nel cammino di applicazione irto di difficoltà dell’iniziativa dell’Udc avallata il 9 febbraio scorso “contro l’immigrazione di massa”. In quell’occasione, infatti, con un margine risicatissimo (0,3%) era stata approvata l’iniziativa che stabilisce che entro tre anni la Confederazione fissi un tetto massimo per i permessi di soggiorno e contingenti annuali per gli stranieri, da calcolare in base alle necessità dell’economia, prevedendo, dunque, una rinegoziazione dei trattati di libera circolazione con l’Ue. Il governo, finora, si è espresso in termini molto vaghi sulle modalità di applicazione contro l’immigrazione di massa anche per non fornire pretesti per il “sì” a Ecopop, afferma il quotidiano Tages Anzeiger (1 dicembre 2014), ma ora dovrà necessariamente esporsi.

In gennaio, ha detto la consigliera nazionale Simonetta Sommaruga, socialista, il governo metterà in consultazione il suo progetto di applicazione del testo dell’Udc. Se è vero che Ecopop «non avrebbe risolto alcun problema di ordine ecologico, ma avrebbe causato gravi danni al nostro Paese», poiché l’immigrazione è essenziale alla Svizzera, lo è altrettanto che «si tratta ora di trovare risposte ai problemi collaterali che essa pone». Il voto del 30 novembre, ha aggiunto la consigliera socialista, «non muterà la decisione del governo di mettere in atto la volontà espressa dal popolo nell’iniziativa ‘Contro l’immigrazione di massa’ anche se è chiaro fin d’ora che l’Ue non è disposta a rinegoziare la libera circolazione delle persone». Voceevangelica.ch

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