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Vengo io da te: servizi alla domiciliarità

Stefano Bosio ci aspetta al Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni, sulla collina «valdese» di San Giovanni, dove è in corso un grande cantiere finanziato dai proventi dell’ 8Xmille valdese, per il rifacimento di una parte di tetto della struttura per l’accoglienza di persone anziane. Non solo il tetto del Carlo Alberto viene rifatto ma anche tutte le altre strutture Cov (Coordinamento Opere Valli) vengono valutate in questo periodo per capire se sono ancora certificabili o se necessitano di interventi di manutenzione rifacimento come quelli dell’Uliveto (di cui abbiamo parlato poche settimane fa) o del Rifugio. Ma oggi incontriamo Bosio non per parlare di mura ma per parlare di servizi alla persona, in particolare del potenziamento di attività domiciliari già preesistenti alla nascita del «Vengo io da te».

«Il progetto nasce attorno al 2008 in seguito alla partecipazione ad un bando della Compagnia di San Paolo per il servizio domiciliare. Nelle nostre opere erano già attivi due servizi dai quali si è preso spunto. Alla Casa delle Diaconesse di Torre Pellice si svolgeva un servizio di assistenza “leggera” a casa di alcune persone che avevano bisogno per il bagno o per sbrigare piccole faccende domestiche mentre all’Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone erano state convertite due rette (su richiesta Asl) al servizio domiciliare di lungo assistenza». Nel 2008 parte invece questo progetto che dopo un periodo di formazione del personale decolla toccando diversi ambiti. «Oggi forniamo assistenza domiciliare ai disabili, agli anziani, alle demenze e ai giovani disabili. La maggior parte del lavoro si concentra sulla disabilità perché con le demenze è più difficile lavorare con poche ore al giorno o a settimana. Invece con il disabile si instaura un rapporto diverso che può essere un’uscita in piscina piuttosto che un’altra attività a cadenza settimanale. Con la persona affetta da demenza (morbo di Alzheimer) lavoriamo in stretto rapporto con il centro diurno del Rifugio, ad esempio preparando la persona prima dell’arrivo in centro diurno o quando da esso torna a casa». La realtà conta su 7-9 operatrici e animatrici a cui si vorrebbero affiancare altre figure professionali. «Abbiamo richieste che vanno nella direzione dell’assistenza infermieristica e fisioterapeutica –aggiunge Bosio –e quindi stiamo valutando di staccare qualcuno dalle strutture per alcune ore a settimana, cosi che possano svolgere questo lavoro a domicilio».

La formazione è continua e ampia. «Personalmente mi occupo di formare i “care giver” presso il domicilio. Con un corso di alcune ore si cerca di affrontare la demenza sotto i suoi aspetti e di fornire gli strumenti utili per conviverci».

Lo Stato, l’assistenza pubblica, in questo settore sta indietreggiando ma i rapporti sono buoni e collaborativi. «Si, notiamo ad esempio con le ormai ex Comunità montane una difficoltà a livello economico per la parte sociale a cui sopperisce sia la famiglia quando può, sia la Diaconia Valdese con fondi e borse per l’anziano sostenute dall’8Xmille. Al momento c’è un bando Indap che sostiene la domiciliarità ma è ancora troppo poco».

Per chiudere chiediamo a Bosio quale sia il valore aggiunto della Diaconia Valdese, in questo progetto Vengo io da te. «Ce ne sono due e non siamo noi ad averli individuati ma le persone con cui ci interfacciamo. Il primo riguarda la continuità del servizio sia a livello di personale (cerchiamo di mantenere sempre le stesse operatrici con le stesse persone) sia a livello di tempo (siamo attivi sette giorni su sette) e l’altro è sulla formazione: il nostro personale è altamente formato e spesso ci vengono affidate situazioni molto complesse».