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Parte oggi in tutta Europa l’operazione «Mos Maiorum»

Oggi parte in tutta Europa Mos Maiorum (in latino “il costume/l’usanza degli antenati”), una grande operazione congiunta di polizia, lanciata dalla Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, per controllare le principali rotte di immigrazione illegale all’interno dello spazio Schengen e alle frontiere.

A soli dieci giorni dall’incontro interreligioso “Memoria tra mare e cielo”, promosso lo scorso 2 ottobre dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), insieme all’arcidiocesi di Agrigento e alla parrocchia di Lampedusa, per ricordare le 366 vittime morte al largo delle coste della Sicilia il 3 ottobre 2013, l’Europa risponde al fenomeno migratorio con una vasta operazione di polizia (si stima che saranno coinvolti circa 18.000 poliziotti).

Mos Maiorum durerà fino al 26 ottobre e sarà coordinata dalla Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del Ministero degli interni italiano e da Frontex (Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea).

Il progetto, approvato il 10 luglio scorso, persegue un duplice obiettivo: in primo luogo – si legge nel documento consultabile online nella sua versione integrale – si intende indebolire la capacità dei gruppi del crimine organizzato di favorire l’immigrazione illegale nell’Unione europea. In secondo luogo, l’operazione ha come obiettivo quello di acquisire informazioni a scopo investigativo e di intelligence sia in merito alle rotte principali seguite dai migranti per entrare nell’area comunitaria, sia sul modus operandi seguito dai network criminali per contrabbandare persone verso il territorio europeo, concentrandosi anche sugli spostamenti successivi.

I dati che saranno raccolti riguarderanno quattro aree: l’intercettazione (data e ora del ritrovamento, posizione e luogo d’intercettazione, mezzi di trasporto utilizzati); i migranti (nazionalità, genere ed età, luogo e data di entrata nell’UE); le rotte dei migranti (itinerari, mezzi di trasporto e data di inizio viaggio per arrivare nell’UE, percorsi indicati dopo l’intercettazione e destinazione finale); modus operandi (documenti di viaggio falsi/falsificati sequestrati, domanda di asilo, indicazione del traffico di migranti irregolari, nazionalità e paese di residenza degli intermediari, denaro pagato per il viaggio da ogni migrante).

Mos Maiorum ha già ricevuto critiche all’interno del Parlamento Europeo in quanto l’operazione non sarebbe in armonia con gli articoli della Carta dei Diritti e delle Convenzioni che vietano il respingimento dei migranti su basi collettive. Sull’operazione abbiamo sentito Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir).

«Stupisce innanzitutto che pochi giorni dopo l’anniversario celebrato a Lampedusa della strage del 3 ottobre 2013 nella quale persero la vita in mare 366 rifugiati, e al quale hanno partecipato anche esponenti politici di tutta Europa, si sia avviata un’operazione chiaramente repressiva contro i rifugiati che sono arrivati in questi ultimi tempi e che, a causa del Regolamento Dublino, sono impossibilitati ad arrivare nei paesi di destinazione e si muovono in maniera irregolare in Europa. Mi sembra un messaggio chiaramente contrario per non dire opposto a quelli dati a Lampedusa il 3 ottobre scorso. Da un lato si parla di accoglienza, di solidarietà e delle misure necessarie a prevenire le tragedie che si consumano nel Mediterraneo, e dall’altra si agisce contro i rifugiati che hanno compiuto viaggi disperati e sono superstiti di naufragi che continuano ad avvenire a poca distanza dalle coste italiane. Va aggiunto, inoltre, che Mos Maiorum arriva proprio mentre si svolge il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue e, dunque, è responsabilità del nostro Ministero coordinare quest’attività. In questi giorni ci arrivano notizie che nei paesi membro dell’Europa si sta diffondendo il panico tra i rifugiati che temono di essere respinti e riportati in paesi, come la Libia, dai quali sono appena fuggiti. Come Cir vediamo questa operazione con grandissima criticità e preoccupazione prima di tutto per il segnale politico che viene dato e poi per l’allarme che crea nella popolazione dei rifugiati».

Su che altre basi, invece, andrebbe gestito a suo avviso il fenomeno migratorio?

«In questi ultimi mesi abbiamo segnalato più volte che finalmente bisogna aprire dei canali umanitari per l’arrivo legale e protetto di rifugiati nei paesi dell’Ue. Va prevista la possibilità che una richiesta di asilo possa essere anche presentata fuori dai confini dell’Ue, in paesi terzi, in paesi di transito e, in alcuni casi, anche nel paese di origine. Inoltre, vanno aumentati i programmi che prevedano posti per il reinsediamento di rifugiati, innanzitutto siriani, ma anche quelli provenienti dal Corno d’Africa. Si tratta di creare un’alternativa alle traversate che oltre ad alimentare i profitti delle organizzazioni criminali, mettono anche a rischio le vite di migliaia di persone. Sul tavolo ci sono proposte concrete, ma purtroppo costatiamo che la volontà politica unitaria ed europea di affrontare in modo positivo la tematica non c’è».

Ancora una volta, l’Europa risponde al fenomeno migratorio, che oramai ha una consistenza qualitativa e quantitativa senza precedenti, con uno strumento emergenziale che attua politiche discriminatorie e contribuisce alla violazione dei diritti dei migranti e dei rifugiati: migliaia uomini, donne e bambini che in fuga da guerra, povertà, disastri climatici, raggiungono le nostre coste con il sogno di poter vivere un futuro migliore, e invece subiscono rifiuto, negazione della libertà, e violazione dei diritti fondamentali e della dignità umana.

Dall’inizio del 2014 oltre 3.000 persone sono morte nel Mediterraneo. Occorre cambiare mentalità: la migrazione non è un crimine e i migranti non rappresentano una minaccia. Bisogna lavorare affinché il Mediterraneo cessi di essere un immenso cimitero a cielo aperto. Su questo fronte anche le chiese evangeliche in Italia, impegnate da anni con il Servizio rifugiati e migranti (Srm) e con il recente progetto «Mediterranean Hope» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), non si sottrarranno e sapranno fare la loro parte.

Foto via Flickr di Eugenio con licenza Creative Commons