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Ogm, un’opportunità o un pericolo?

In questi giorni sui quotidiani si è riaperto il dibattito sugli organismi geneticamente modificati. Abbiamo commentato la notizia con Antonella Visintin, coordinatrice del Glam, Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.

Qual’è il suo commento sul crescente dibattito?
«L’Italia da molti anni ha preso una posizione critica, perplessa o addirittura contraria agli Ogm. La possibilità di avere un informazione neutra è inficiata dal peso delle lobby delle aziende mondiali che lavorano su questo e riescono a condizionare parte della ricerca e parte dell’opinione pubblica. Ma dire che non ci sono elementi per dire che gli Ogm non hanno futuro e che ledono la biodiversità è falso. Per capire meglio, il paragone con il cambiamento climatico funziona: su questo ci sono voluti decenni affinché l’Intergovernmental Panel on Climate Change potesse finalmente dire che la componente antropica influenzava molto il cambiamento climatico. Sugli Ogm la questione è simile, ma qui la questione è meno controversa, perché buona parte della ricerca indipendente ha già detto che sono nocivi e che introducono dei fattori le cui retroazioni non sono note, o che non hanno reversibilità, e perché pongono dei condizionamenti pesanti sulla biodiversità. Già trent’anni fa, quando si parlava di pesticidi, si ammettava la loro non controllabilità. Le modificazioni genetiche sono simili, ma hanno un effetto moltiplicato. Le agenzie multilaterali hanno un ruolo importante: da poco è terminata la IV Assemblea dell’Azione delle chiese sul lavoro e la vita (Call), la rete delle organizzazioni ecclesiastiche europee impegnate nelle questione sociali riguardanti il lavoro, le politiche di occupazione e l’economia. Nell’assemblea si è anche visitata la Fao. Mentre eravamo in visita si stava svolgendo un seminario sull’agroecologia. Lì abbiamo scoperto che loro si stanno muovendo verso un paradigma diverso, molto lontano dall’Ogm e dalle loro stesse posizioni di alcuni anni fa, in cui erano molto più possibilisti sul cosiddetto adattamento».

Questo argomento, tocca le chiese evangeliche della Fcei?
«Uno dei primi dossier preparati sul tempo del creato era proprio dedicato agli Ogm, primi anni 2000. Nel 2009 la Commissione ha dato vita a una rete di ecocomunità, che tocca una trentina di comunità in Italia e che è l’occasione per parlare su questo. C’è una sensibilità più esplicita nelle nostre chiese, ed è in crescita».