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Baranzate, Italia, mondo

Senegalesi, maghrebini, romeni, moldavi, filippini: uomini, donne e bambini che si alzano al mattino per andare a scuola o al lavoro, che fanno la spesa, cucinano, giocano e chiacchierano fra vicini, stendono il bucato, sparecchiano e finiscono i compiti. In una parola: famiglie nella vita di ogni giorno. Siamo a Baranzate, pochi chilometri da Milano, in palazzi costruiti negli anni Sessanta per chi dal sud risaliva il paese per cercare lavoro.

Divisa in due dalla tangenziale Milano-Varese, da una parte ospita gli abitanti ‘storici’, dall’altra raccoglie il ‘mondo’ della prima e ora della seconda ondata di immigrazione. Infatti ci sono tremila persone che arrivano da tutto il mondo, su una popolazione di undicimila residenti: precisamente il 26,5 per cento, a caratterizzare quello che è il comune con il più alto tasso di immigrati in Italia, per un totale di 72 nazionalità diverse. Il fotografo Bruno Zanzottera, tra i fondatori dell’agenzia Parallelozero, grande conoscitore dell’Africa, li ha ritratti nella quotidianità: incontri realizzati lungo un anno sono diventati ora una mostra dal titolo “Il mondo in casa. Un paese, una strada. Il mondo. Baranzate, laboratorio di futuro”. Ne abbiamo parlato con l’autore. 

Com’è nata l’idea di realizzare un progetto del genere a Baranzate?

“Lo spunto mi è venuto tre anni fa dalla trasmissione di Claudio Agostoni di Radio Popolare di Milano “Gorizia 59”, che prendeva appunto il nome da un via di Baranzate, che raggruppava all’epoca 59 nazionalità diverse. Una volta alla settimana il giornalista andava in giro a raccogliere racconti di persone provenienti da tutto il mondo e ho pensato che mi sarebbe piaciuto fare i ritratti a queste famiglie: mi stimolava l’idea di entrare nell’intimità delle case e mostrare che non sono extraterrestri ma uomini e donne esattamente come noi. Grazie a un’associazione che lavorava sul territorio e soprattutto a don Paolo, il parroco del quartiere, sono entrato in contatto con loro e ho ho realizzato i ritratti di famiglie di 35 nazionalità differenti”.

Un esempio di convivenza fra culture diverse?

“Direi proprio di sì: certamente esistono i problemi, che peraltro sono tipici di qualsiasi periferia, ma, nonostante l’alto tasso di immigrazione, a Baranzate non c’è un ghetto ma, anzi, si registra una buona integrazione. Si organizzano diverse iniziative che valorizzano le culture di provenienza dei residenti: una volta all’anno, per esempio, c’è la ‘festa di via gorizia’, con il mercatino, specialità fatte in casa, concerti e spettacoli”.

Le famiglie sono state disponibili a farsi ritrarre?

“Sì, quasi tutti sono stati molto accoglienti e non hanno avuto problemi ad aprirmi la porta della loro casa e a mostrarmi la loro vita privata. Alla fine abbiamo realizzato una serie di gigantografie, che sono poi state esposte nella piazza di Baranzate: anche questa è stato un’occasione per la città di riconoscersi e di approfondire le relazioni fra le persone. Mi ha fatto molto piacere perché quello che desideravo era proprio mostrare la normalità delle persone, perché la conoscenza è il primo passo per capirsi”.

La mostra, realizzata in collaborazione con Media Pime, è visitabile fino al 18 ottobre a Milano, Parallelozero Cafè, largo Cairoli n. 2/a, tutti i giorni dopo le 19, esclusa la domenica. 

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