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Marina Silva, un’evangelica candidata alle presidenziali brasiliane

È Maria Osmarina Marina Silva Vaz de Lima, nota più comunemente come Marina Silva, la più accreditata sfidante di Dilma Rousseff alle elezioni presidenziali brasiliane previste per il prossimo 5 ottobre. Quella della leader delle battaglie ambientaliste è una candidatura dell’ultimo minuto, imposta dagli eventi, e rischia di trasformarsi nella maggiore novità della storia politica del paese sudamericano, peraltro non nuovo a grandi sorprese in questo ambito, soprattutto negli ultimi 15 anni. Cerchiamo di capire perché. Marina Silva, 56 anni, è un’evangelica, membro della Chiesa pentecostale Assembléia de Deus. Ed è proprio il voto “religioso” a poter garantire alla Silva un pacchetto di preferenze che potrebbe risultare decisivo nel computo totale. Questo perché le chiese evangeliche in Brasile sono in crescita esponenziale e rappresentano oggi circa il 20% dei 200 milioni di abitanti carioca, a differenza anche soltanto di 20 anni fa, in cui  cattolici erano in pratica la totalità dei credenti.

Avventurosa la biografia di questa donna dell’Amazzonia: nata da una famiglia di seringueiros (gli estrattori della gomma dalle piante di caucciù) nello Stato di Acre, il più remoto fra tutti, al confine con Perù e Bolivia, quasi interamente occupato dalla foresta, lavora nell’estrazione lei stessa dai 10 ai 15 anni di età, ammalandosi di epatite, lesmaniosi, e contraendo un’infezione da mercurio che ancora oggi le causa molti problemi di vista. Portata nella capitale Rio Branco per curarsi, inizia qui un percorso che la porterà ad alfabetizzarsi (fino all’età di 17 anni non sapeva leggere né scrivere) e a laurearsi  in Storia a 26 anni, pagandosi gli studi lavorando principalmente come domestica. La troviamo poi a metà degli anni ’80 a fianco di Chico Mendes, storico leader delle lotte amazzoniche e fra i fondatori di Pt, il Partito dei lavoratori insieme all’ex presidente Lula da Silva. L’indomani della storica vittoria di Lula alle elezioni presidenziali del 2002 diventa ministro dell’Ambiente, e continua con forza e intransigenza le sue battaglie ambientaliste, in un crescendo polemico con alcuni suoi colleghi, che culminerà con le dimissioni nel 2008. Lascia qundi il Pt e nel 2010 corre per la carica di presidente sotto la bandiera dei Verdi. Ma non è l’ultima tappa del suo percorso. La ritroviamo infatti oggi come membro del partito socialista Brasiliano (Psb), anche se è tragico il motivo della sua candidatura: lo scorso 13 agosto è infatti morto in un incidente aereo Eduardo Campos, presidente del Psb e candidato alle elezioni, di cui Marina avrebbe dovuto essere la vice. E’ toccato a lei prendere il testimone e in dieci giorni il partito è passato dal 9% circa accreditato dai sondaggi al 28% dopo l’ultimo dibattito televisivo. La presidente uscente Dilma Rousseff resta in vantaggio, ma ad un eventuale ballottaggio la storia sarebbe tutt’altro che già scritta. 

Evangelica, pentecostale dell’Assembléia de Deus, contraria all’aborto ma favorevole ad un referendum sul tema, contraria al matrimonio fra persone dello stesso sesso, ma favorevole ad un riconoscimento legislativo delle coppie di fatto. Marina è riconosciuta soprattutto come una grande leader ambientalista, e le apparenti contraddizioni fra le sue posizioni sui temi etici e il suo percorso politico sono in realtà sfaccettature tipiche della sua terra e delle chiese pentecostali qui rappresentate, solitamente conservatrici, seppur con vari distinguo. Distinguo che riguardano la stessa Marina Silva come abbiamo visto.

Foto copertina: “Marina Silva 2007” di José Cruz/ABr. Con licenza Attribution tramite Wikimedia Commons.