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Oulx: aumentano i flussi migratori verso la Francia

L’alta Val Susa continua a rappresentare  un importante crocevia dei flussi migratori diretti verso la Francia: lo certifica il III rapporto di Medici per i diritti umani, che sottolinea come la media di transiti in questa prima parte di 2021 sia di circa 1000 persone al mese, in aumento rispetto all’anno precedente. Accanto al flusso proveniente dalla rotta balcanica, diventato predominante negli ultimi due anni circa, si assiste anche a un ritorno consistente di persone provenienti dal Mediterraneo centrale, come ci spiega Piero Gorza di Medici per i diritti umani «A partire da gennaio le persone transitate dal confine ha iniziato ad aumentare passando dai 250 al mese di inizio anno ai 600 del mese di giugno. Parallelamente, da maggio, è aumentato anche il numero di famiglie e di bambini la cui presenza ha comunque caratterizzato tutto il periodo».

L’accoglienza ai migranti in questa zona di confine è al momento interamente sulle spalle Rifugio Fraternità Massi, gestito dalla Fondazione Talità Kum Budrola Onlus con il supporto di molti volontari, dopo lo sgombero della casa cantoniera gestita da attivisti autonomi e non istituzionali, avvenuto nel marzo scorso. Problema che si riflette sia sulla capacità di accoglienza che sulla sicurezza sanitaria, in termini di distanziamento sociale. «La situazione è disastrosa – spiega Gorza – Dopo lo sgombero della casa cantoniera tutto il peso dell’accoglienza è ricaduta sul Rifugio Massi, un centro non attrezzato per ospitare famiglie e per dare riparo durante l’intero arco della giornata. Va da sè che si è venuta a creare una situazione di sovraffollamento: il Rifugio ha una capacità di accoglienza di 40/50 persone, ma ci sono stati giorni in cui sono transitate fino a 130 persone»

La situazione è delicata anche dal punto di vista sanitario: al di là dei problemi legati al sovraffollamento e, quindi, al Covid-19, c’è un’altra urgenza da risolvere «Abbiamo posto l’attenzione sul fatto che essendoci ormai un alto numero di donne incinte, o che hanno appena partorito o abortito, sarebbe necessaria una maggiore attenzione ginecologica, così come la presenza di numerosi bambini anche molto piccoli richiederebbe un potenziamento della pediatria»

In calce alla relazione Medu chiede alle istituzioni una piena presa di responsabilità di fronte a questo dramma umanitario «Chiediamo alle istituzioni di prendersi carico della situazione – spiega Gorza – rispettando i principi scritti nella costituzione, ossia il rispetto dei diritti umani e delle persone: è troppo comodo scaricare sui volontari il peso dell’accoglienza per poi sgomberare quando si ritiene che non sia più necessario il loro apporto».