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Fecondazione eterologa. Rostain: «non serve una nuova legge, ma regole uniformi»

Dopo la Corte Costituzionale anche il tribunale di Bologna afferma che in Italia non c’è alcun vuoto normativo in materia di fecondazione eterologa, accogliendo il ricorso di due coppie che nei mesi scorsi si erano viste negare le cure mediche da una clinica. La decisione del tribunale emiliano rafforza ancor più, se possibile, la sentenza della Consulta dello scorso aprile, che aveva giudicato incostituzionale la famigerata legge 40 nella parte riguardante il divieto di ricorso a un donatore esterno nel caso di infertilità assoluta della coppia.

Il Ministero della Salute, che nei mesi scorsi aveva per l’ennesima volta rimbalzato l’argomento rinviando il tutto alla necessità di intervento con una nuova legge ad hoc, è costretto ora a mutare strategia. Per bocca della ministra Beatrice Lorenzin riconosce che “la fecondazione eterologa nel nostro paese ora è legale, per cui non si possono prevedere sanzioni, ma rimane a nostro avviso la necessità di uno specifico intervento legislativo”. Esultano le associazioni che in questi anni sono stati in prima linea su questa battaglia, l’associazione Luca Coscioni in primis.

Il tema è stato oggetto di ampie riflessioni negli ultimi anni anche all’interno del mondo evangelico, e non sono mancati dibattiti negli scorsi sinodi. “Già ad aprile, nel momento della sentenza della Corte Costituzionale avevamo manifestato il nostro apprezzamento – commenta Silvia Rostain, membro della Commissione Bioetica Bmv, e avvocata proprio nella città felsinea – Abbiamo visto in quegli atti e ora nelle ordinanze del Tribunale di Bologna un riconoscimento dei diritti costituzionali di un individuo di formare una famiglia, senza dimenticare che la legge 40 sostanzialmente creava una discriminazione delle coppie infertili in base al reddito, perché chi ne aveva la possibilità si recava in altri paesi europei dove le cure erano lecite”. Si pone ora il problema di conciliare le posizioni del Governo con quanto determinato da queste disposizioni ma, continua Silvia Rostain, “non c’è necessità di una nuova legge che normi la materia, perché esistono varie discipline attuative che già regolano la questione. Saranno necessari decreti attuativi che diano una uniformità nazionale al tema, lasciato ora in mano alle singole regioni”.

Toscana, Emilia Romagna e Liguria sono le prime regioni che hanno dato via libera alla fecondazione eterologa. Secondo i dati della Eshre, la Società europea di fecondazione assistita, nel solo 2010 sono state oltre 2700 le coppie italiane che si sono sottoposte alla fecondazione eterologa nei paesi dell’Unione Europea.

Foto copertina: “Cambio de color a diferente pHs” di Rubashkyn – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons..