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«Il percorso dal conflitto alla comunione è irreversibile»

Il presidente della Federazione luterana mondiale, l’arcivescovo Panti Filibus Musa, ha incontrato in Vaticano nello scorso fine settimana papa Francesco, la prima volta a San Pietro per Musa, eletto lo scorso maggio in Namibia alla guida del panorama luterano mondiale. Nel suo discorso ha voluto ringraziare il pontefice per l’approfondimento delle relazioni ecumeniche fra le due tradizioni ecclesiastiche e per il forte impegno che la Chiesa cattolica ha messo in campo in questo anno di celebrazioni legate ai 500 anni della Riforma protestante: «La sua presenza alla commemorazione congiunta della Riforma a Lund è stato per noi un dono prezioso. Ha segnato un punto di svolta significativo: non sono più i conflitti del passato a segnare le nostre realzoni, ma lo spirito dell’unità come dono dello Spirito Santo».

Riferendosi all’appuntamento in Svezia del 31 ottobre del 2016 il pontefice ha rimarcato come «Fosse importante per noi incontrarci, prima di tutto nella preghiera, poiché il dono dell’unità fra i credenti attecchisce e sboccia non come risultato di progetti umani, ma per mezzo della Grazia di Dio. Solo pregando possiamo prenderci cura gli uni degli altri. La preghiera è come il carburante del nostro cammino verso la piena unità».

Musa, che è arcivescovo della Chiesa luterana di Cristo in Nigeria (Lccn), era accompagnato dai vice-presidenti delle 7 macro regioni che compongono la Federazione luterana e dal segretario generale pastore Martin Junge.

Altro punto che incoraggia la collaborazione fra le parti è l’accordo siglato sempre un anno fa fra il World Service e la Caritas , le due braccia sociali del panorama luterano e cattolico, che dalla Colombia al Nepal hanno già avviato nel 2017 vari progetti comuni.

Musa ha ricordato come l’evento di Lund rappresenta un segnale di speranza per le numerose famiglie interconfessionali che «Condividono tutto nella vita, ma non possono condividere il pane e il vino al tavolo eucaristico, e ci ricordano di questa dolorosa ferita aperta. L’eucarestia non è solo l’obiettivo finale del nostro viaggio, ma il punto cruciale della nostra relazione. Abbiamo iniziato il percorso irreversibile dal conflitto alla comunione e non vogliamo lasciarlo più».

Photo: LWF/A. Danielsson