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Una piccola enciclopedia camuffata da libro

Qualche anno era molto utilizzata la «Treccani». Oggi preferiamo Wikipedia. Enciclopedie che on-line o cartacee forniscono informazioni di ogni genere. Nel mondo, più piccolo, delle corse in montagna (o della marcia alpina) mancava una sorta di dizionario che raccogliesse una storia nata alcuni decenni fa che oggi sta vivendo una grande espansione, in termini di numero di praticanti e di corse.

Sono ormai passati più di 12 anni dalla pubblicazione di «30 Tre Rifugi» il libro edito dal Cai Uget ValPellice sotto il coordinamento Giorgio Benigno che raccontava le prime trenta edizioni di una delle gare pioniere delle marce alpine e oggi, mentre la Tre Rifugi ha ritrovato il fasto dei tempi migliori, tornando alla formula originaria, unica e particolare, sta avendo un gran successo il Trail degli Invincibili, che ha a sua volta scaturito una nuova pubblicazione, curata da Carlo Degiovanni, il «Treccani» della marcia alpina, il Wikipedia della corsa in montagna.

Il nuovo libro si intitola «Trail degli Invincibili – Lo sport incontra la storia». Ma forse sarebbe meglio averlo intitolato «Lo sport incontra le storie». Non certo quella della gara, giunta appena alla seconda edizione (Paolo Bert fa il trait-d’union con la Tre Rifugi, vincendo anche qui) ma quelle degli atleti e quella con la Esse maiuscola, quella del popolo-chiesa valdese che nel vallone dove si corre «gli Invincibili» hanno scritto la storia, difendendosi tenacemente (e anche la Resistenza ha visto pagine gloriose attorno al percorso del trail, non analizzate in questo libro).

Un libro curato da Carlo Degiovanni (che non ha bisogno di presentazioni) che contiene tante sezioni. Nella prima parte ci addentriamo alla scoperta di questo angolo di val Pellice spostandoci idealmente sul percorso della gara e raccontando i luoghi attraversati da essa. Poi una storia, una di quelle piccole, legate al mondo del verticale e dell’arrampicata che negli utlimi anni sta vivendo in questo vallone una nuova stagione. E poi c’è la storia, quella grande, tragica, del popolo valdese scritta in questa caso da Davide Rosso, direttore della Fondazione Centro culturale valdese, poi il teatro con il Gruppo Teatro Angrogna e la loro ricerca storico-teatrale e infine il ritratto di Giosuè Gianavello e Henry Arnaud, due condottieri e figure cardine della storia valdese, curati da Roberto Gagna.

Poi ci sono le moltissime storie di sport. Dopo alcune brevi introduzioni che inquadrano la specialità e i correlati ecco aprirsi una lunga carrellata di atleti e atlete. In ordine rigorosamente alfabetico: inizia il «taculot» angrognino Franco Aglì e chiude Mario Viretto. In mezzo un’infinita serie di nomi che hanno segnato la marcia alpina e l’atletica piemontese e non solo. Ognugno ha una foto e ne viene tracciata la sua storia sportiva che però inevitabilmente si intreccia con la storia dello sport in generale descrivendo così quadri molto più ampi che il «semplice» palmares di ogni atleta. Ci sono un po’ tutti: i valligiani, quelli della piana, quelli che nascono sugli sci nelle valli vicine, quelli che arrivano da lontani, i torinesi, i cuneesi, i valdostani, i lombardi. Ma non c’è solo la corsa in montagna. Degiovanni ci lascia in ogni ritratto qualcosa di più: dalle storie di paese, dei personaggi che da sempre popolano i piccoli borghi, agli interessi che gli atleti hanno oltre la corsa: la bici, lo sci, l’atletica leggera e sport semisconosciuti (come lo Tsan, praticato da Marco Treves, vincitore delle prime quattro Tre Rifugi in coppia con Marco Morello).

Un quadro molto ricco che sicuramente interesserà gli addetti ai lavori ma che sa coinvolgere anche chi le corse le ha vissute da spettatore, andando a unire e legare un mondo ricco e vitale.

Immagine: l’illustrazione in copertina