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Leader religiosi statunitensi in difesa dei «sognatori»

Non si fermano le proteste dei leader delle comunità religiose statunitensi dopo la decisione del presidente Donald Trump di revocare il Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals), il programma di protezione promulgato dall’amministrazione Obama e che dal 2012 permetteva ai minori di 16 anni giunti clandestinamente negli Stati Uniti di poter usufruire di un permesso lavorativo e di non rischiare la deportazione. I beneficiari del Daca, detti dreamers (sognatori), sono circa 800mila giovani clandestini. «Sono sognatori americani nei cuori, nelle menti ma non sulla carta», aveva detto l’ex inquilino della Casa Bianca nel 2012, quando aveva presentato il piano.

Di seguito riportiamo alcune reazioni di leader religiosi.

«All’interno della comunità ebraica, molte delle famiglie sono vive oggi, grazie alle politiche di immigrazione relativamente aperte in vigore tra la fine del XIX sec. e l’inizio del XX sec. Troppi ebrei sono morti in Europa quando i confini furono chiusi nel 1924. Conosciamo la crudeltà che costringe i sognatori a tornare nei paesi dove sono nati, ma dove in molti casi non sono mai vissuti e dove – in alcuni casi – la loro vita sarà in pericolo».

Rabbi Jill Jacobs, direttore esecutivo di «T’ruah: appello rabbinico per i diritti umani»

«Questi sognatori hanno lavorato con il governo in buona fede per perseguire i propri sogni vivendo negli Stati Uniti, l’unica casa che molti di loro hanno mai conosciuto. La decisione di porre fine al DACA li pone in una condizione più precaria, ma speriamo che il Congresso darà priorità ad una soluzione legislativa che permetta a questi sognatori di vivere nel nostro Paese».

Tim Breene, CEO di World Relief

«Interrompere il programma DACA sarebbe ora immorale, si violerebbe la fiducia dei giovani immigrati, inclusi quelli all’interno della mia chiesa e molti altri battisti ispanici in tutto il paese, che hanno fiducia nel governo federale che chiese loro di registrarsi e di fornire le informazioni personali… Piuttosto che intraprendere un altro passo che esacerberebbe le divisioni etniche e politiche nella nostra nazione, io prego affinché il Presidente Trump e i leader del Congresso di entrambi gli schieramenti politici collaborino per approvare una legislazione che protegga i sognatori e aiuti a tenere unita la nostra nazione».

Past. Félix Cabrera, pastore dell’Iglesia Bautista Central di Oklahoma City e co-fondatore dell’Alleanza ispanica dei pastori battisti

«La comunità musulmana americana e il Consiglio per le relazioni americano-islamiche (Cair), si schierano a favore degli 800.000 giovani senza documenti che sono arrivati nella nostra nazione da bambini, che chiamano casa gli Stati Uniti, e il cui unico sogno è uscire dalla clandestinità e rimanere nei luoghi a cui appartengono. Interrompendo il Daca, il presidente Trump sta assecondando le richieste degli estremisti anti-immigrati e sta danneggiando la nostra nazione prendendo di mira alcuni dei membri più dinamici e più produttivi della società. In termini pratici, l’aver posticipato l’entrata in vigore della revoca del Daca tra sei mesi è inutile per la stragrande maggioranza dei sognatori e comporterà inevitabilmente caos nella loro vita».

Nihad Awad, direttore esecutivo del Consiglio sulle Relazioni Americano-Islamiche

«In quanto ebrei, la nostra gente conosce bene l’esperienza di essere “stranieri in terra straniera”. Il nostro passato ci ricorda le difficoltà affrontate oggi da tanti immigrati. A partire da questa storia, l’Ebraismo ci chiede di accogliere lo straniero e ci costringe a lavorare per una politica dell’immigrazione giusta. È imperativo che il Congresso si schieri a sostegno di questi giovani che sono cresciuti negli Stati Uniti e che vogliono stare nell’unico paese che riconoscono come la loro casa».

Rabbi Jonah Dov Pesner, direttore del Centro di azione religiosa del Giudaismo riformato

Immagine: via istockphoto.com