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Una Torre di Libri, il festival letterario con un’anima slow

«Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà», dice Italo Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore.

Seguendo più o meno consapevolmente l’insegnamento dell’indimenticato scrittore italiano, un folto pubblico ha partecipato con curiosità e desiderio di scoperta ai tanti appuntamenti di Una Torre di Libri, la cui decima edizione è terminata nello scorso fine settimana.

Lunedì 31 luglio, negli studi di Radio Beckwith evangelica per RBE on Tour Estate, Massimo Gnone, uno degli organizzatori della rassegna, ha tracciato un primo bilancio del festival appena concluso: «Siamo arrivati alla numero dieci, un’edizione fatidica dopo tanti anni di lavoro, impegno, passione e incontri con autori e autrici che hanno caratterizzato questa manifestazione nel corso degli anni». Un decimo anniversario che è stato celebrato con un distillato, un simbolo di ciò che è successo nel corso degli anni mantenendo la dimensione locale ma anche lo sguardo sulla letteratura italiana e internazionale che da sempre è stata al centro della manifestazione.

Un’edizione condensata in dieci giorni per una formula nuova in cui la rassegna ha avuto come sede prevalente il Parco delle Betulle, scelta che ha permesso di vivere gli appuntamenti in programma in un luogo poco distante dal centro del paese raggiungibile con una breve passeggiata, un piacere che per molti turisti ha unito la scoperta di Torre Pellice a quello della lettura e dell’incontro con gli autori.

Il successo di una rassegna come Una Torre di Libri si misura dalla partecipazione agli appuntamenti serali, ma anche dall’interesse suscitato con gli eventi organizzati in giorni “più difficili” come il lunedì e il martedì. A questo proposito Massimo Gnone continua così: «da organizzatori ci piace sottolineare come gli eventi pomeridiani feriali siano stati molto seguiti e partecipati confermando una delle vocazioni di questa terra, di queste valli: l’accoglienza, la partecipazione e l’attenzione nei confronti del libro ma anche per le questioni sociali, coniugando la lettura più leggera, definita “d’evasione”, con i temi più impegnati».

C’è un altro aspetto, un vero motivo d’orgoglio e soddisfazione per lo staff organizzativo: «Tutto il territorio ha saputo comunicare la sua anima più turistica e ospitale permettendo agli ospiti di potersi fermare magari un giorno in più, come è successo per esempio a Donatella Di Pietrantonio, scrittrice che ha deciso di rimanere a Torre Pellice per poter conoscere il Museo Valdese e per fare un giro in valle».

Questi sono alcuni degli aspetti che testimoniano la vocazione slow di un festival che non ha l’obiettivo di riunire centinaia di migliaia di persone nello stesso weekend, ma che punta a confermare la propria identità con un pubblico che giunge a Torre Pellice da tutto il Piemonte per non vivere il festival in modo schizofrenico ma per sfruttare l’opportunità di vivere tutti gli incontri organizzati in modo da evitare sovrapposizioni godendosi, in questo modo, un pomeriggio e una sera alla scoperta di un autore e di un autrice che non conosceva, aspetti che confermano l’aforisma di Italo Calvino citato all’inizio di questo articolo.

Da settembre si inizierà a pensare alla nuova edizione di Una Torre di Libri partendo dalle sensazioni scaturite da quest’ultima edizione, che ci si augura possa essere – perché no? – un punto di partenza per unire l’idea del festival letterario con la possibilità di poter scoprire turisticamente un territorio.

Ascolta qui l’intervista: