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L’«Io» redentore di Dio

Così parla il Signore, il tuo redentore, colui che ti ha formato fin dal seno materno: Io sono il Signore, che ha fatto tutte le cose; io solo ho spiegato i cieli, ho disteso la terra, senza che vi fosse nessuno con me
Isaia 44, 24

Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo; e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa
Atti degli apostoli 17, 24-25

La libertà, l’idolo dell’età contemporanea, ha sempre un soggetto nascosto: io. Nessuno desidera la libertà, se non è anzitutto la propria, se non per poter affermare: Io sono libero. E io sono libero, significa sempre: Io posso. Posso ciò che voglio. La libertà contiene in sé tutto questo: è l’io che si pensa potente, che desidera potere ciò che vuole. È l’io diventato idolo. Gli «idoli» esterni, gli «dèi» antichi e nuovi, sono solo le immagini di questo «io» che vuole affermarsi.

Il Signore, nelle parole di Isaia, esordisce con «Io». Questa parola, in ebraico, è usata con molta parsimonia. Non v’è il divieto di «nominarlo invano», come per il Nome di Dio, ma raramente si esordisce esplicitando: «io». Se e quando lo si fa, è per sottolineare l’importanza di chi pronuncia la frase e la gravità della frase stessa. Si potrebbe dire che, nella Bibbia, l’uso del pronome «io» sia riservato a Dio e a pochi altri.

Che cosa esprime questo «Io», all’inizio della frase? Con esso, Dio afferma di essere il solo, l’unico, l’originario Io. Non nel senso che Egli sia il primo di una serie, ma nel senso, totalmente diverso, che egli è fuori da ogni serie. Nel senso che quell’Io non aveva bisogno di nulla, né ha dovuto lottare contro nulla per fare ciò che ha fatto. Che qualsiasi altro «io», incluso il nostro, non è una copia sbiadita del Suo – come accade tra la madre e il figlio «nel seno materno» – ma è tutt’altra cosa: non è che una fra le sue innumerevoli creazioni. Ed egli ha creato tutto, da solo, senza chiedere niente a nessuno né dover apprendere qualcosa da qualcuno. Chi altri potrebbe mai affermare seriamente di sé cose simili?

Eppure, questo «Io» libero e onnipotente, prima ancora di presentarsi come creatore, è annunciato come «redentore», come colui che non solo crea, ma riscatta la sua creatura, ne paga il debito, la fa sua.

Il Signore ci dice che la «libertà» è e resta la sua, non la nostra: non ce la lascia affatto come nostro idolo. Ma dice anche che egli, riscattandoci, ci fa partecipare della sua libertà, la sola che valga.

Immagine: Di Fabiosbaraglia di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=57178160