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Juneteenth, la prima festa per i neri d’America

Il 19 giugno 1865 le truppe unioniste guidate dal generale Gordon Granger arrivano a Galveston, nel profondo Texas, cittadina affacciata sul golfo del Messico. La guerra civile statunitense è finita da poco più di un mese, mentre il proclama del presidente Abramo Lincoln che abolisce la schiavitù porta la data di due anni e mezzo prima, Primo gennaio 1863. Ma non è stato possibile portare ovunque con tempestività il messaggio, soprattutto a causa del conflitto in corso.

Così mentre alcuni stati già avevano liberato gli schiavi, altrove tutto procedeva come nulla fosse. Quel 19 giugno i soldati leggono il testo di Lincoln, l’Emancipation Proclamation, e chiedono all’amministrazione che vengano concesse le libertà agli ormai ex schiavi.

E’ lo sconvolgimento per donne e uomini che ora dopo secoli possono essere artefici del proprio destino personale. E’ così il 19 giugno, juin nineteen in inglese, diventa subito una crasi dello slang, e si trasforma in Juneteenth, e da allora sarà per sempre il giorno della Liberazione dei neri, il Freedom Day delle popolazioni schiave d’America.

Una celebrazione che anche le chiese ricordano e festeggiano a dovere in tutta la nazione, in particolare in Texas, in Alabama, in Georgia. La Chiesa metodista Unita è fra i principali artefici di momenti di preghiera e riflessione a partire dal festival organizzato a Lanell, in Alabama e che accoglie in media almeno dieci mila partecipanti ed è uno dei momenti più attesi dalla comunità locale. Il festival si svolge proprio negli ampi giardini della locale comunità metodista, che vede questa giornata come un’opportunità per ricordare i valori della comunione, dell’integrazione e per rinnovare anche alle nuove generazioni le promesse che vennero fatte allora e che ora vengono tradite in varie modalità, dai nuovi schiavismi di fatto ai bandi che vietano lo spostamento delle persone fra le nazioni. Pericolose ricadute verso un passato buio che la chiesa metodista vuole contribuire a evitare.

Il pastore Randy Kelley, che guida la comunità metodista di Lanell ricorda come «Juneteenth è un sacro momento di celebrazione, come la pasqua per il popolo ebraico. La fedeltà a Dio degli schiavi in quegli anni terribili è stato uno degli ancoraggi che ha permesso a donne e uomini di sopravvivere di fronte all’abiezione umana. Lo stesso John Wesley era un fervente abolizionista e la nostra chiesa locale è stata fondata nel 1866 da schiavi appena liberati, che hanno voluto proseguire il loro percorso di fede e di educazione delle nuove generazioni»

Cliff Dobbins, membro della Chiesa metodista Unita di Forth Worth in Texas ricorda di «aver portato ogni anno i miei figli alle celebrazioni del 19 giugno, e di portarci ora i nipoti, perché non si perda mai la memoria dei nostri antenati che in questo giorno ottennero la completa libertà, un bene che non dobbiamo mai sottovalutare».

Immagine: By Mrs. Charles Stephenson (Grace Murray) – The Portal to Texas History Austin History Center, Austin Public Library., Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=879725