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«Io sono perché tutti noi siamo»

«Io sono perché tutti noi siamo»: questo è il significato della parola Ubuntu in lingua bantu, che riflette un sistema di valori dell’Africa sub-sahariana e ha dato il nome al progetto di accoglienza dei rifugiati e migranti della Diaconia valdese fiorentina a Firenze. Sono coinvolti in questa iniziativa diversi enti e associazioni, in una vera e propria rete che comprende la Cgil, la Comunità delle Piagge (una comunità di base cattolica), l’associazione Straniamenti (Empoli), il Coordinamento Basta Morti nel Mediterraneo, la Rete Antirazzista, il Comitato 1° Marzo, Fuori Binario, Le Mafalde (Prato) e alcuni volontari e volontarie di Emergency, che partecipano a livello personale. 

Ci racconta di questo progetto e del gruppo di lavoro che si è creato Alessandro Sansone, presidente della Diaconia valdese fiorentina.

«Il progetto accoglie 13 persone richiedenti asilo, 7 uomini e 6 donne, esclusi dai circuiti dell’accoglienza “normale” per vari motivi, per lo più perché espulsi da centri di accoglienza gestiti con un’ottica di profitto; alcuni di loro si sono ribellati al modo in cui venivano trattati (un pasto al giorno, senza un posto per lavarsi), alcuni di loro sono stati addirittura denunciati per questo.  Il progetto è diventato operativo in ottobre, ma già da giugno ci siamo attivati come Diaconia per la ricerca degli appartamenti, con non poche difficoltà, infatti ne abbiamo trovato uno a Fucecchio (30 km da Firenze) e uno a Pontassieve, che sono stati affittati dalla Diaconia stessa, che è proprietaria del terzo appartamento messo a disposizione, a Firenze. Poi sono state organizzate iniziative di solidarietà per raccogliere fondi per sostenere la vita quotidiana di queste persone».

Tra queste iniziative rientra anche la serata del prossimo 16 giugno, in che cosa consiste?

«Nel pomeriggio ci sarà una tavola rotonda alla più grande casa del popolo a Firenze, sull’accoglienza in Toscana e a Firenze, seguita da una cena di solidarietà il cui incasso, tolte le spese, sarà devoluto alla gestione del progetto. Al dibattito sarà presente il vignettista e scrittore Vauro Senesi, Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che attraverso i suoi disegni racconta la drammaticità degli sbarchi di Lampedusa, e altre persone del territorio fiorentino che si occupano da anni di accoglienza (Sergio Bontempelli di Africa insieme, e Giuseppe Faso di Straniamenti, ndr).

Parlare di questo è importante, perché si presenta sempre l’accoglienza toscana come un esempio: per tanti aspetti lo è, ma per altri non è diversa da tante altre, come testimonia la situazione che stiamo gestendo noi, che non è certo l’unica.

Si tratta della seconda iniziativa di solidarietà, la prima si è tenuta a febbraio nei locali del centro comunitario valdese, con la partecipazione di più di 150 persone e la presenza dello scrittore Paolo Norio, venuto a presentare il suo libro, un grande successo nonostante il freddo e il fatto che non eravamo preparati ad avere una tale affluenza. Speriamo venerdì di replicare questo successo!»

Chi sono e da dove vengono le persone accolte? 

«Gli uomini sono tutti sub-sahariani (Ghana, Mali), le donne provengono tutte dalla Nigeria, con problemi di tratta. Con loro stiamo facendo da diversi mesi un grande lavoro perché denuncino questo fatto alle autorità, avrebbero la protezione diretta da parte dello Stato, ma non è facile.

Come progetto Ubuntu abbiamo avviato borse lavoro per tre dei nostri ragazzi, che sono stati riconosciuti come rifugiati, 500 euro mensili per 6 mesi. Altri sono riusciti a trovare un piccolo lavoro all’esterno. Sono tutte persone molto in gamba, stiamo cercando di dare loro delle possibilità, insieme a diverse associazioni e gruppi che da tempo si occupano di immigrazione».

Chi sono le figure che si occupano di questi giovani e quali sono le prospettive del progetto?

«Ci sono gli educatori, che sono dipendenti della Diaconia valdese fiorentina, poi tutti sono inseriti sotto la tutela del servizio sanitario nazionale e quindi assistiti in questo senso. Naturalmente l’accoglienza che noi diamo è temporanea, la nostra speranza è che questo progetto a un certo punto finisca, non vorremmo dover accogliere altre persone buttate fuori dai centri di accoglienza, vedere altre donne sfruttate all’interno del centro stesso in cui erano ospitate, come quelle che ha accolto Ubuntu».

L’incontro si tiene venerdì 16 giugno alla Società di Mutuo Soccorso di Rifredi (v. Vittorio Emanuele 303, Firenze) a partire dalle 18,15 con la tavola rotonda, seguita alle 20,30 dalla cena.

Immagine: via Pixabay