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Senza uguaglianza non c’è sviluppo

La scorsa settimana a Dhaka, Bangladesh, si è tenuta una consultazione ecumenica nazionale della Conferenza cristiana dell’Asia (Cca) dal titolo «Combattere la violenza contro le donne». L’incontro ha messo in luce la tragica situazione di milioni di donne dei ceti più poveri, escluse dal mondo dell’istruzione e del lavoro, soggette a una condizione di subordinazione e violenza quotidiana che le priva di diritti e dignità.

Organizzato dalla Cca in collaborazione con il Consiglio nazionale delle Chiese del Bangladesh (Nccb), l’incontro ha riunito 56 donne provenienti da diverse chiese e organizzazioni ecumeniche del paese.

«La violenza contro le donne, nel nostro paese, è profondamente radicata nel contesto storico, politico e sociale», hanno osservato le partecipanti, accusando le strutture governative, le istituzioni sociali e legislative di contribuire alla persistenza di questa situazione. L’ampio spettro delle violenze comprende matrimoni infantili, violenze domestiche e coniugali, violenze sessuali generalizzate, traffico di esseri umani, alta mortalità infantile femminile, abusi sui bambini, «delitti d’onore», sfruttamento sessuale…

Di fronte a questa insostenibile tragedia umana, le partecipanti hanno chiesto un rafforzamento concreto della tutela legale. Attualmente, infatti, sebbene ci siano forme protezione legale contro diverse forme di violenza, da un lato persiste una mentalità discriminatoria che ne limita l’applicazione, dall’altro numerosi ostacoli impediscono alle donne di accedere agli strumenti per ottenere giustizia. Le stesse istituzioni e norme religiose, accusa la consultazione, «rinforzano relazioni di genere diseguali e contribuiscono alla violenza contro le donne».

Da qui l’impegno della Cca nel programma «Azione ecumenica delle donne contro la violenza» (Ecumenical Women’s Action against Violence – Ewav) lanciato nel 2016, di cui la consultazione era una parte, che incoraggia le chiese a supportare le iniziative ecumeniche delle donne a favore dell’empowerment femminile e di un’azione di prevenzione della violenza.

Ancora una volta, facendo riferimento agli Obiettivi per uno sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals), hanno sottolineato che l’uguaglianza di genere è uno dei requisiti dello sviluppo e della pace, e rileggendo gli insegnamenti della teologia femminista nei loro contesti locali, hanno sensibilizzato i leader delle chiese sugli impegni propri e del governo a sostegno dell’empowerment delle donne a tutti i livelli.

«Il sostegno alla battaglia delle donne non è una questione femminile: molti uomini nel mondo stanno lavorando al loro fianco», ha dichiarato la coordinatrice del programma Ewav, Sunila Ammar. «Le chiese danno segnali incoraggianti di appoggio all’iniziativa dell’Ewav e dell’intenzione di lavorare insieme per combattere la violenza contro le donne», ha concluso.

Fonte Acns – Anglican Communion News Service

Immagine: David Stanley via Flickr