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Sbloccati i fondi regionali per l’alluvione 2016

Martedì 4 aprile la Regione Piemonte ha sbloccato la prima tranche di fondi per le opere di urgenza relative ai danni alluvionali del novembre 2016. Siamo andati a verificare la situazione attuale in alcuni dei territori che nel Pinerolese riceveranno i finanziamenti e quali interventi verranno messi in atto per primi.

A Perosa Argentina, probabilmente il comune più colpito e per il quale sono stati conteggiati quasi 10 milioni di danni, la situazione è ancora molto grave. La Regione, che ha distinto gli interventi in tre gradi di priorità, ha stanziato in questa prima fase circa un milione e mezzo di euro. «Abbiamo ricevuto soltanto il 10% dei fondi necessari a togliere le macerie e a ripristinare la viabilità e la situazione precedente all’alluvione. In più c’è tutta la parte relativa alla manutenzione a alla messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico. Con così pochi soldi siamo quasi tentati di riconsegnare le chiavi del comune al Prefetto», commenta amaro il vicesindaco di Perosa Argentina, Valter Bruno.

In Val Pellice, invece, i danni maggiori si contano nei comuni di Bobbio Pellice e Villar Pellice: in particolare sulla strada della Comba dei Carbonieri, che attraversa i due comuni e che collega il fondo valle a due rifugi alpini, il Barbara Lowrie e il Barant, e ai tre alpeggi che sono utilizzati da una decina di aziende agricole del territorio. Una strada percorsa nei mesi estivi da un centinaio di lavoratori e da molti turisti. Una strada chiusa dal giorno dell’alluvione e non ancora riaperta. «Ci siamo tenuti bassi nella richiesta danni – spiega Patrizia Geymonat, sindaca di Bobbio – ma su una valutazione di 450.000 euro di danni, la Regione ne ha stanziati solo 100.000 su Bobbio e 100.000 su Villar, e parliamo di cifre lorde». Ma basteranno? Quanti e quali sono stati i danni della strada? L’abbiamo documentato in questo video.

 

 

Immagine: la strada per il Barbara ancora occupata dai detriti sul comune di Villar nella Comba dei Carbonieri in alta val Pellice. Di Diego Meggiolaro e Matteo Chiarenza