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Il futuro del lavoro e delle relazioni sociali

In autunno 2015 la rete CALL ha avuto la sua ultima conferenza a Bruxelles nominata “Mobilità del lavoro in Europa – dono o onere?”. Al termine in sede di valutazioni era stata annunciata la decisione da parte della Kek, la Conferenza delle chiese europee, di prendere una pausa di riflessione per riconsiderare la struttura e la filosofia di funzionamento della rete. CALL si occupa di fornire un’ analisi delle condizioni economiche, sociali, lavorative, nel nostro continente, tentando di offrire una prospettiva cristiana alle trasformazioni in corso nelle società.

A dicembre un gruppo ristretto si è riunito ed ha espresso delle potenzialità di ripresa considerando le sfide contestuali (l’impatto della finanziarizzazione dell’economia sulle vite e sul lavoro, il degrado delle condizioni di lavoro a partire dalla precarizzazione), la riflessione etica e teologica, la pratica sociale e diaconale.

Il tema da cui riprendere è stato definito ne “la digitalizzazione e il futuro del lavoro”. Per preparare l’assemblea che si terrà in primavera nel 2018 si è tenuto a Praga un incontro di due giorni il 4 e 5 aprile scorsi.

Frederic de Coninck, professore di sociologia alla scuola nazionale di Ponts et Chaussés, di origine mennonita e componente della Commissione teologica della Mission Populaire di Parigi, ha presentato le tappe della digitalizzazione, cioè della trasformazione delle informazioni in formato digitale, interpretabile da un computer, a partire da metà anni ’80 del secolo scorso. Il processo si è sviluppato velocemente modificando le condizioni di lavoro: allargando lo spazio, riducendo il tempo e modificando le relazioni tra individuo e macchina. Aumenta la velocità e la complessità, si riducono il tempo per pensare e la reversibilità degli errori. Si produce un mondo di infiniti legami deboli all’interno di una molteplicità di appartenenze in cui il confine tra pubblico e private tende a sfumare. La domanda «chi è il mio prossimo» attraversa un caleidoscopio di presenze materiali e virtuali.

Pavlina Zàkovà, consulente economica della Commissione europea in rappresentanza della Repubblica ceca ha illustrato l’agenda dell’UE rispetto al digitale e il futuro del lavoro. Siamo passati dalla occupazione al lavoro su domanda, per progetti, in outsourcing, sempre più autonomo e a tempo parziale: sempre più destrutturato in nome della competizione globale. Anche per effetto della digitalizzazione e della automazione si prevede una polarizzazione del mercato del lavoro tra persone molto qualificate e affatto qualificate mentre il lavoro intermedio verrebbe assorbito dalle machine. In questo scenario tale divaricazione si rifletterebbe nella società con un impatto anche sulla mobilità sociale. L’Europa mette a disposizione fondi e progetti di formazione nel corso della vita, una guida per l’economia condivisa (la sharing economy) e a breve, fine aprile, dovrebbero essere approvati un documento europeo sui pilastri dei diritti sociali e un pacchetto sul bilancio tra lavoro e vita.

Nell’ambito della agenda digitale della Commissione europea, ha ricordato che essa è una delle sette iniziative della strategia Europa 2020, che fissa obiettivi per la crescita nell’Unione europea da raggiungere entro il 2020. Questa agenda digitale propone di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione «per favorire l’innovazione, la crescita economica e il progresso». Dal 2015 è iniziato un progetto chiamato “digital single market” che inizia a giugno di quest’anno con l’abolizione del roaming, e poi prosegue con regole per la protezione dei dati e della privacy, il coordinamento sulla banda di qualità 700 MHz, la possibilità di accedere a contenuti on line senza barriere tra gli stati membri, una legge comune sulla sicurezza cibernetica, lo sviluppo della amministrazione elettronica.

Infine Florian Hoene, teologo sistematico presso l’università Humboldt di Berlino ha toccato aspetti etici ed ermeneutici del tema dell’incontro. Egli fa parte di un team di teologi applicati che riflettono criticamente sulle implicazioni etiche e politiche delle affermazioni e delle azioni concrete delle organizzazioni religiose nella sfera pubblica.

A partire da Lutero, ha ricordato la distinzione tra la vocazione interna, l’essere giustificati, e la vocazione esterna a servire in libertà il prossimo attraverso un lavoro sensato. Ciascuno riceve questa vocazione e nessuno è superfluo in questa economia a differenza della condizione attuale che concepisce una parte della umanità come eccedenza. Se l’obiettivo della automazione è affidare il lavoro a delle macchine, controllare un numero sempre maggiore di informazioni e far comunicare le cose, occorre forse misurarsi con questo processo in termini di trasparenza e di partecipazione.

L’incontro si è svolto nei locali della chiesa evangelica dei fratelli boemi sorta dopo il 1918 dalla unione della chiesa evangelica della confessione di Augsburg e dalla chiesa elvetica. In conclusione dei lavori abbiamo ricevuto il saluto del responsabile per le relazioni ecumeniche ed internazionali Oliver Engelhardt.