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Anglicani per il clima

Fonte: Anglican News – Acns

Riuniti a Tweed Heads (Nuovo Galles del Sud, Australia) dal 4 al 6 marzo scorsi, i primati anglicani dell’Oceania hanno lanciato un appello sulla minaccia del cambiamento climatico nel continente. In un comunicato congiunto, hanno manifestato la loro convinzione che «dal momento che le popolazioni dell’Oceania rischiano di perdere le loro isole, cioè le loro case, la difesa della giustizia climatica deve diventare la priorità più urgente per gli anglicani dell’Oceania».

I cinque arcivescovi, Philip Freier (Australia), Clyde Igara (Papua Nuova Guinea), George Takeli (Melanesia), Winston Halapua e Philip Richardson (entrambi della chiesa di Aotearoa, Nuova Zelanda e Polinesia) provenivano da quattro regioni che comprendono diverse nazioni, più di mille lingue, culture complesse e diverse fra loro. Esse sono unite dall’intreccio portato dalla storia e da un’amicizia di lunga data, ma si stagliano su uno sfondo di profondo disaccordo: «Ci riuniamo in un momento in cui la retorica del nazionalismo, l’odio e la paura sono prevalenti. In un clima in cui domina l’ottica dell’”Io prima”, “Noi prima”, noi affermiamo “Noi insieme”».

«Saremo giudicati per la nostra incapacità di sostenere la parte più debole dell’umanità», hanno detto i primati, «perciò testimoniamo che ciò che il mondo considera debolezza è invece forza, ciò che il mondo vede come follia è al contrario saggezza».

Di fronte alle grandi sfide poste dal cambiamento climatico, interrogandosi su «come potremmo rispondere a esse dal punto di vista sia pastorale sia politico», si sono impegnati a estendere la collaborazione nella formazione teologica, nello sviluppo della leadership e nell’incoraggiare le relazioni tra le scuole anglicane e le agenzie di sviluppo e welfare, affrontando anche i temi del lavoro stagionale e della mobilità nelle loro regioni.

Considerando il modo in cui «le crescenti relazioni con le chiese anglicane dell’Asia potrebbero essere approfondite», hanno discusso sul lavoro che dovrà essere intrapreso nelle varie province per la sicurezza delle popolazioni più vulnerabili.

Intanto, l’inizio della Quaresima ha visto l’avvio di una nuova campagna internazionale (Renew our World) nella quale decine di migliaia di cristiani in sei paesi (Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Zambia, Perù e Nigeria), si riuniranno in preghiera e azione per affrontare il cambiamento climatico.

L’iniziativa è stata lanciata dall’Alleanza anglicana insieme a diverse organizzazioni umanitarie d’impronta cristiana, impegnate per la lotta alla povertà, lo sviluppo, l’uguaglianza sociale: Tearfund, Micah, Eucord, Paz y Esperanza, Cafod (Catholic Agency For Overseas Development).

La campagna si batte per promuovere energie pulite e rinnovabili e un’agricoltura sostenibile nei paesi più poveri del mondo. A lungo termine, intende mobilitare e ispirare le chiese a sconfiggere fame, povertà e ingiustizia, partendo dal cambiamento climatico, chiamando in primis le chiese cristiane da un lato a riunirsi in preghiera per le popolazioni più povere del pianeta, dall’altro a chiedere ai loro governi di mantenere le promesse fatte a Parigi (Cop21).

«Tocca alla nostra generazione agire», ha dichiarato Nicholas Holtam, vescovo anglicano di Salisbury e vescovo capo per il cambiamento climatico della chiesa d’Inghilterra. «Possiamo sconfiggere fame e povertà, ma per fare ciò dobbiamo sconfiggere il cambiamento climatico. Le generazioni precedenti non ne erano a conoscenza; per le generazioni future sarà troppo tardi. Questa è la sfida per la nostra generazione; come discepoli di Gesù già sappiamo che dobbiamo amare il nostro prossimo e avere cura della creazione. La quaresima è il momento giusto per ricordare i limiti spirituali e fisici del consumismo».

Immagine: via Pixabay