badheeasatouf_cameradeputati

La storia di Badheea arrivata con un corridoio umanitario

 “Umanizzare” i profughi. Perché non sono numeri, ma persone, e ognuno di loro ha una storia da raccontare. E ascoltandole riusciremo a superare le nostre paure. E’ quanto ha fatto Mattia Civico con il libro “Badheea. Dalla Siria in Italia con il corridoio umanitario”, presentato giovedì scorso alla Camera dei Deputati nella prestigiosa sala Aldo Moro, a un anno esatto dall’arrivo del primo cospicuo gruppo di profughi siriani giunti dal Libano con il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari”, e a cui lo stesso Civico ha partecipato in prima persona, insieme ai corpi civili di pace dell’”Operazione Colomba” della Comunità Giovanni XXIII, presenti nei campi profughi.

Consigliere provinciale di Trento, Civico ha seguito anche il processo di accoglienza e di integrazione della famiglia Satouf e della sua “capostipite” Badheea. Ricordando il suo viaggio di una anno fa in quel campo profughi di Tel Abbas in Libano, sul confine con la Siria, e il primo incontro con Badheea Satouf, ha detto: «Ho fatto l’esperienza di essere accolto io dai profughi, ed è così che è cominciata una storia di incontro e condivisione. Con questo libro – ha aggiunto – Badheea ci fa un vero regalo, perché lo ha fatto con la ferita ancora aperta». La fuga dalla Siria, le sofferenze, le violenze subite, sono ancora tutte lì, come la profonda tristezza per il suo paese “così bello”, ridotto in macerie. Badheea, presente per l’occasione con la famiglia al gran completo, si commuove quando le viene chiesto cosa significhi per lei la speranza: «La speranza è che i nostri figli e i vostri possano andare a scuola e avere un’infanzia tranquilla. La speranza è un futuro di pace per tutti».

“Le proteste a Homs – racconta nel libro – continuavano, e continuavano i combattimenti, sia per strada che dal cielo. Ogni protesta era soffocata nel sangue. Portavo i feriti a casa mia. Io strappavo i vestiti e ne facevo garze per fermare il sangue…”. Un marito morto ancora giovane, nove figli, di cui uno rinchiuso nelle carceri del regime, un altro strappato a colpi di ciabatte dalle mani della polizia segreta, la paura della repressione e delle bombe, Badheea si racconta con le parole semplici di una donna coraggiosa e piena di vita, anche in mezzo agli agguati della morte. Il suo libro non è solo una fra le tante biografie dei 65 milioni di profughi del mondo. È la testimonianza che c’è un altro modo di lasciarsi alle spalle la guerra, che c’è un altro modo di accogliere.

Ma cosa significa diventare profugo? A rimarcare la disarmante risposta di Badheea a questa domanda è Mario Giro, viceministro degli Esteri, tra i numerosi intervenuti: «Non volevamo uccidere, né essere uccisi». E’ molto semplice, dice Giro, sottolineando come «l’inferno esiste sulla nostra terra». E dei corridoi umanitari parla come di «un’intelligente tattica elettiva per risparmiare il sangue».

Per gli enti promotori del progetto-pilota, che ha già portato in Italia quasi 700 profughi, di cui 38% minori, sono intervenute Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio, e Gaëlle Courtens, per la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). La prima ha sottolineato come quest’esperienza sia stata ed è un «percorso di gioia e di incontro», la seconda ha ribadito la replicabilità del “modello italiano”, augurando che altri governi europei possano adottarlo, come lo sta per fare la Francia: «è in dirittura d’arrivo un protocollo analogo».

L’evento, moderato da Marco Damilano, è stato anche un’occasione per riflettere sulle politiche di accoglienza ed integrazione in Italia e in Europa e sulle obbligazioni degli Stati in relazione alla protezione di richiedenti asilo, con gli interventi, tra gli altri, di Alberto Capannini dell’Operazione Colomba, degli onorevoli Michele Nicoletti, Mario Marazziti, Lia Quartapelle, e del senatore Gianpiero Dalla Zuanna.

Mattia Civico, “Badheea. Dalla Siria in Italia con il corridoio umanitario”, nella collana “Orizzonti” dell’editrice Il Margine, Trento 2017 – con le testimonianze di Paolo Naso, Alberto Capannini e Daniela Pompei (€ 14).

Immagine di: Nev