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Creare fiducia: una sfida per il protestantesimo del XXI secolo

Nel pomeriggio del XVII Febbraio, al tempio valdese di Pinerolo, il pastore Laurent Schlumberger, presidente della Chiesa protestante unita di Francia (EpudF), che aveva già tenuto la predicazione al culto mattutino, affrontando il racconto di Caino e Abele, ha aperto in una conversazione appassionata delle prospettive importanti relative ai compiti del protestantesimo nell’anno in cui si ricorda l’avvio della Riforma protestante. Si tratta di cercare – ha detto l’oratore – un modo «pertinente» per parlare ai nostri contemporanei, che ci consenta di dire cose nuove, appoggiandoci, certamente, su ciò che è stato il passato delle chiese della Riforma, ma in modo nuovo. Ciò che caratterizza la nostra epoca è infatti la mancanza di fiducia, anche nei confronti dei media (la famosa «post-verità»): sembrano non esistere parole di cui ci si possa fidare, in tutti gli ambiti, politica compresa.

Tenendo presente che la Riforma del XVI secolo è stata una «irruzione di fiducia» fra le persone, Schlumberger ha fatto una premessa che rispondeva alla domanda: perché non abbiamo più fiducia? La storia ci ha fatto capire che il nostro mondo è «pieno», mentre secoli fa si credeva che solo l’Europa fosse civile, e i luoghi delle colonie servissero a mandarci i galeotti e i devianti. Un mondo «pieno» invece pone i problemi strutturali delle grandi migrazioni e della gestione dell’ambiente. Proprio rispetto all’ambiente si rende evidente la nostra incapacità di pensare al futuro e, prima ancora, di darci dei limiti: siamo portati a considerare, il più pienamente possibile, la nostra esistenza, tutta la nostra esistenza, qui e ora; il futuro riguarderà altri. Nessuna fiducia riposta nell’altro e nel domani.

La Riforma ha riscoperto il messaggio dell’amore incondizionato di Dio: «Io – ha detto il presidente della EpudF –, anche se sono indegno dell’amore di Dio, so che sono comunque amato da lui: perché non puoi esserlo anche tu? Se so di essere accolto oggi da Dio, so che Egli mi accoglierà domani e dopodomani e nel tempo che verrà…». Questo il senso di speranza che dobbiamo imparare a trasmettere a chi è intorno a noi. La stessa certezza dell’amore incondizionato di Dio ci consente di avere fiducia nell’altro e nel domani, «perché – ha proseguito Schlumberger – ho coscienza dei miei limiti e so che c’è qualcosa che va aldilà di essi, sono proprio i miei limiti a lasciare spazio a questo amore incondizionato di Dio. Noi dobbiamo dunque cercare di rendere contagiosa questa buona notizia. Le chiese possono essere luoghi di celebrazione e scuole di fiducia, dove a poco a poco imparare ad avere fiducia e ad accettare di essere vulnerabili».

Ogni secolo – diceva il sociologo Jean Baubérot –, a partire dal XVI, è stato portatore di una «idea forte» per il protestantesimo: il XVI è stato quello delle fratture desacralizzanti; il XVII ha posto le basi della modernità politica; il XVIII si è volto all’educazione; il XIX è stato segnato dall’apertura al mondo con le Missioni e il XX è stato quello della sfida ecumenica. Forse il XXI sarà il secolo della sfida della creazione di fiducia. Il nostro mondo ne ha certo bisogno.

 

Foto: Daniele Vola